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Le verità che ci mostra il video degli spari a Ciro

Le verità che ci mostra il video degli spari a Ciro

Il video amatoriale degli incidenti di Tor di Quinto pubblicato ieri dal sito del Mattino aggiunge particolari inquietanti e poco piacevoli a una vicenda di per sé tragica. Il video mostra scene di guerriglia, consente di ascoltare (non vedere) gli spari che hanno ucciso Ciro Esposito, mette in evidenza che chi era con Ciro non stava giocando alla Playstation ma indossava il classico abbigliamento da guerriglia. C’era stata l’aggressione del de Santis ma i napoletani avevano con sé mazze e passamontagna. Insomma, benché aggrediti, i napoletani non erano lì per giocare. 

Non solo, il video – come giustamente evidenziato oggi dalla Gazzetta dello sport – mostra un altro particolare inquietante. Una volante della polizia che si ferma a parlottare con i napoletani che avevano soccorso a braccia Ciro. Un agente scende e molto stancamente si dirige verso il luogo della sparatoria; l’altro resta in macchina e dopo poco la volante va via. Avranno sicuramente chiamato l’ambulanza ma è un comportamento piuttosto inspiegabile che aumenta i tanti dubbi che già esistevano sulla scriteriata gestione dell’ordine pubblico da parte di questore e prefetto di Roma in occasione della finale di Coppa Italia.

Un video che probabilmente dovrebbe indurre il ministro dell’Interno a rivedere la sua posizione sul loro operato. E anche noi a ricordare in quale scenario è avvenuta l’uccisione di Ciro. Uno scenario di guerriglia con due parti schierate. Del resto, il tanto strombazzato comunicato degli ultras della Roma di una settimana fa non era affatto un atto pacifico. Anzi. Era una rivendicazione di extraterritorialità, sosteneva il valore della tradizione della puncicata. Arrivavano addirittura a dire che c’è bisogno di riscrivere regole d’ingaggio. Come se la guerriglia per andare allo stadio fosse un atto dovuto. 

Insomma, nel codice ultras quel che resta imperdonabile è il colpo di pistola. Nei paesi civili, o comunque dotati di un codice penale e di un ordine pubblico degni di questo nome, quel che resta imperdonabile è che si consenta a poche persone di trasformare una partita di calcio in una guerra. Guerra nel corso della quale il 3 maggio è morto Ciro Esposito.
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