Quelle sono lacrime di un Brasile privilegiato

Germania-Brasile 7-1. I numeri di questa sconfitta dicono tutto. Sconfitta esagerata, e in casa propria, davanti a un tifo delirante, uno stadio al 99% delirante! Forse questo è il punto, ed è più facile capirlo vivendo qui. Troppo esagerati (esagitati), comunque. Nell’esaltazione (presunzione) collettiva, in quell’inno gridato più che cantato, nella preghiera, nella santificazione di […]

Germania-Brasile 7-1. I numeri di questa sconfitta dicono tutto. Sconfitta esagerata, e in casa propria, davanti a un tifo delirante, uno stadio al 99% delirante! Forse questo è il punto, ed è più facile capirlo vivendo qui. Troppo esagerati (esagitati), comunque. Nell’esaltazione (presunzione) collettiva, in quell’inno gridato più che cantato, nella preghiera, nella santificazione di Neymar e nella crocifissione di Zuniga, nella vittoria e nella sconfitta, nella gioia e nel dolore. Fischiavano i loro stessi giocatori, dopo averli osannati fino a 30 minuti prima…. Ma come si fa?Da un mese e più viviamo in un delirio collettivo. Tutto surreale, tutto finto, forzato. Peggio di mille carnevali. L’esercito nelle strade, quando normalmente le strade sono terra di nessuno. Lavoro zero. Guadagni in picchiata, altro che “economia della Coppa”. Uffici, negozi e scuole chiuse sia quando si giocano le partite in città, sia e soprattutto TUTTO CHIUSO quando gioca la Seleçao. Impensabile altrove. Una tragedia economica per quasi tutti noi che viviamo e lavoriamo qui. Tranne che per quei pochi (e soliti) che si sono arricchiti col fiume di miliardi arrivati dalla Fifa delle galline dalle uova d’oro.Sciopero dei mezzi pubblici deciso a tavolino dal Governo per bloccare la mobilità delle persone e spegnere sul nascere le proteste sociali che infiammavano il Paese fino a un mese prima dell’inizio dei Mondiali. Proteste spente con una durissima repressione, e con la soluzione di sempre: “Pão e circo”, come dicono qui, come nell’Antica Roma, pane e circo al popolo, così lo stordisci. Il pane della “cesta basica”, l’aiuto in alimenti che mensilmente il Governo di Lula e del Partido dos Trabalhadores ha dato a tanti brasiliani togliendoli dalla povertà estrema (ricevendo in cambio il loro voto per sempre?!). E il circo dei Mondiali. Ora il circo è finito.Ora, come per incanto, si tornerà alla vita reale. Ci si ricorderà dei detriti che il Paese ha cercato di tenere lontano dai riflettori, della realtà durissima di questo Paese. Lontano dalle spiagge, dalle mulatte e dal samba (il Brasile più amato dagli italiani), una realtà dura e inaccettabile perché profondamente ingiusta.Ci si ritroverà paurosamente indebitati, più poveri, più soli.”Deus è brasileiro”, ma forse si è dimenticato del suo popolo.Mi dispiace per le lacrime del suo pubblico, non per quelle dei calciatori, di quei protagonisti così simili all’oligarchia felice e arrogante di questo immenso e ricco Paese. Tutto sommato anche le lacrime di quel pubblico non mi addolorano più di tanto. Un pubblico di bianchi – neri e mulatti hanno fatto parte solo degli spot del Mondiale. Quelle del pubblico sono lacrime privilegiate, la maggior parte dei brasiliani in uno di quei magnifici stadi non ci avrebbe mai potuto mettere piede, e di sicuro non ha lacrime da piangere per questa Seleção.Ricominceranno le proteste (mi auguro) e forse ci si ricorderà che gli altri Paesi non sono solo squadre da battere cantando a squarciagola l’inno nazionale con la mano sul cuore, ma culture con le quali interagire veramente e, forse, dalle quali poter anche imparare qualcosa.Lisa Moon

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