Mondocalcio / L’allarme ultras in Svizzera e le nozze ultras a Catanzaro
“Allarme violenza”. “Il calcio ostaggio degli ultras”. A leggere i giornali si potrebbe pensare di essere in Italia il giorno dopo di una qualunque finale di Coppa Italia. Invece i titoli in questione sono quelli con cui hanno aperto i giornali svizzeri all’indomani dell’ultima giornata di campionato. Ad Araau si affrontavano la squadra di casa […]
“Allarme violenza”. “Il calcio ostaggio degli ultras”. A leggere i giornali si potrebbe pensare di essere in Italia il giorno dopo di una qualunque finale di Coppa Italia. Invece i titoli in questione sono quelli con cui hanno aperto i giornali svizzeri all’indomani dell’ultima giornata di campionato. Ad Araau si affrontavano la squadra di casa e il Basilea, pronto a conquistare il quinto scudetto consecutivo. Poco dopo il fischio finale centinaia di tifosi ospiti hanno deciso di festeggiare invadendo il terreno di gioco e cercando apertamente lo scontro con i supporter avversari. Per diversi minuti il prato si è trasformato in un campo di battaglia. Sono volati calci, pugni e bastoni. Alla fine è dovuta intervenire la polizia, che è arrivata a sparare proiettili di gomma per disperdere la folla. Le peggiori violenze di tutta la storia del calcio svizzero. “Fatti scandalosi e inaccettabili”, li ha definiti il presidente della Federcalcio svizzera Ralph Zloczower. La Federazione svizzera dei funzionari di polizia ha parlato di “violenza massiccia e odio allo stato puro”.In Italia, lo sappiamo, non va molto meglio. E dei giorni scorsi la pubblicazione del rapporto dell’Aic significativamente intitolato “Calciatori sotto tiro”. Ne viene fuori che più di un giocatore su tre (35 per cento) è stato vittima di violenze fisiche. Cosa ancora più interessante, risulta che ad aggredire i giocatori sono per lo più i rispettivi tifosi (nel 47 per cento dei casi) e meno spesso quelli avversari (“solo” 31 per cento), mentre il restante 22 per cento degli episodi di violenza è attribuito all’inquietante categoria “altri”.Di solito, in questi casi si tende a dare la colpa alle istituzioni eccessivamente tolleranti, o ai rapporti troppo stretti e ambigui che le società intrattengono con il tifo organizzato. Quanto c’è di vero? Di certo non la pensano così a Catanzaro dove l’amministrazione cittadina ha appena deciso di concedere lo stadio comunale, lo storico Ceravolo, per il matrimonio del capo ultras locale. La decisione, presa in via del tutto confidenziale e senza alcuna delibera, vede nello specifico come beneficiario Andrea Amendola, che oltre a essere una figura di riferimento per la curva giallorossa è anche consigliere di Forza Italia. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il sindaco Sergio Abramo afferma di non vederci nulla di strano: “Che c’è di male? È una cosa carina, non crede?”. Non la pensa allo stesso modo il patron del Catanzaro, che si dice amareggiato per la vicenda e minaccia di abbandonare il club.Certo, se parliamo di sicurezza negli stadi c’è chi sta peggio dell’Europa. È di giovedì la notizia della bomba esplosa in uno stadio di calcio a Mubi, nel nord est della Nigeria, in cui sono morte 40 persone. L’attentato, attribuito all’organizzazione islamica Boko Haram, allunga la striscia di sangue che sta martoriando la Nigeria: solo nelle ultime due settimane le vittime sono state duecento.Per fortuna, verrebbe da dire, che ci sono i Mondiali. Quelli del 2022, fissati in Qatar, sono a forte rischio. A quanto pare (chi l’avrebbe mai detto?) le autorità qatariane avrebbero corrotto qualche alto dirigente Fifa pur di ottenere l’assegnazione della Coppa del Mondo. Le accuse circolano dal momento stesso dell’assegnazione, ma mai come ora stano acquistando concretezza. Tanto che lo stesso Platini (a sua volta tirato in ballo dal Daily Telegraph) apre a una possibile riassegnazione. “Se la corruzione sarà dimostrata, dovranno esserci sanzioni e una nuova votazione”, ha dichiarato il presidente Uefa all’Equipe. Intanto, per un Mondiale a rischio, ce n’è un altro che sta per iniziare tra le polemiche. Degli sprechi, incidenti e corruzione che hanno accompagnato l’organizzazione della Coppa del Mondo in Brasile è stato detto e scritto in abbondanza. Un po’ meno attenzione è stata data agli operai morti nella costruzione degli impianti in cui giocheranno le stelle del calcio mondiale. L’ultimo incidente risale a pochi giorni fa, nello stadio Cuiaba, e porta il numero delle vittime sul lavoro a otto. “Niente di strano. Si tratta di cose che succedono e di cui non bisogna allarmarsi”, ha dichiarato un paio di mesi fa Pelé. Secondo o rei, storico testimonial Fifa, la vera “disgrazia” sono i ritardi. Peccato che su questo punto ci sarà poco da fare, visto che lo stesso ministro dello Sport, Aldo Rebelo, ha ammesso di recente che è impossibile promettere che il paese sarà pronto per tempo. “Quando si ha a che fare con un evento così grande non è possibile avere una garanzia che tutto sia fatto. Noi abbiamo fatto tutto il possibile perché le cose siano il più vicine possibile all’essere pronte”. Chiaro, no?Chi pure non sembra essere del tutto pronta è l’Italia di Prandelli, che sabato è riuscita nell’impresa di pareggiare in amichevole contro il modestissimo Lussemburgo e ieri, a parte Immobile e Insigne, non ha certo brillato. Per tirarsi su il morale si può ricordare il precedente del ’94, quando a un paio di mesi dalla Coppa del Mondo la nazionale, allora allenata da Sacchi, si fece battere dal Pontedera, squadra di serie C, e poi riuscì a farsi strada negli Stati Uniti fino alla finale persa con il Brasile ai rigori. Oppure potete ascoltare l’ultima hit di Maradona e Dalma, lanciata giusto in tempo per la Coppa del Mondo.E buon calcio.Carlo Maria Miele mondocalciomagazine.itfacebook.com/mondocalciomagazine@mondocalcioblog











