Caro Cavani, sei troppo egoista per rendere grande la tua squadra

Caro Cavani, se non fosse molto costoso acquisterei una pagina di un grande quotidiano. Ciò per manifestarti tutta la mia vicinanza in un momento per te di grande dolore. Quello causato dalle tre reti che ti ha rifilato il Costarica.Qui a Napoli sei passato come un soffio di vento. Di te non si parla più. […]

Caro Cavani, se non fosse molto costoso acquisterei una pagina di un grande quotidiano. Ciò per manifestarti tutta la mia vicinanza in un momento per te di grande dolore. Quello causato dalle tre reti che ti ha rifilato il Costarica.Qui a Napoli sei passato come un soffio di vento. Di te non si parla più. Nessuno, o quasi, ti ricorda. O addirittura ti rimpiange. Te lo dissi già. Panta rei hos potamos…Tutto scorre come l’acqua del fiume e tu ….sei scorso.Certo qualche dubbio ti avrà assalito dopo il match con il Costarica, caro Edison. Magari mentre rapito da una delle tue spettacolari estasi mistiche, inginocchiato rivolgevi lo sguardo lacrimevole ed interrogativo all’Onnipotente. Dubbio, intendo, circa il tuo essere un giocatore immenso. Nella personalità e nelle doti tecniche. Non soltanto nell’ingaggio.Perché forse di questo qualcuno ti aveva convinto. Di essere immenso. E invece non è così. I giocatori immensi rendono da soli immense le squadre in cui giocano. Facendo apparire come giocatori di qualità anche mezze tacche matricolate. E l’Uruguay (e gli uruguagi) non mi sono apparsi immensi. Devo ricordare il mondiale vinto dall’Argentina di Maradona attorniato da un manipolo di giocatori che in Italia facevano le riserve? Troppo banale. Allora vogliamo ricordare Eusebio, il fuoriclasse portoghese con il quale la nazionale raggiunse risultati mai ottenuti? O anche, più vicino a noi, vogliamo richiamare alla memoria Gigi Riva che fece grande squadra e allenatore? Il punto è che Maradona, Eusebio, Gigi Riva erano innanzitutto “uomini veri”. Capaci di cementare intorno a sé la squadra intera. Facendola operare, in campo e fuori, come un sol uomo. Mai un atto di egoismo. Mai un gesto di supponenza verso un compagno più giovane o soltanto meno dotato. Uomini che trattavano con la società premi e riconoscimenti per tutti. E che in campo mettevano sempre la faccia. Senza sottrarsi mai all’assunzione della responsabilità necessarie. Delle loro doti tecniche, della sagacia tattica ovviamente nemmeno ne parlo.Caro Cavani, tu sei certamente un fior di goleador. Un bel calciatore. Dotato di gran fisico e gran tiro. Non di tecnica particolarmente raffinata. Ma certamente aduso a pensare a te stesso molto più che all’interesse della squadra. Non potrò mai dimenticare, ad esempio, come trattavi in campo un ragazzino appena comparso in squadra, Lorenzo Insigne.Quei gesti, quegli atteggiamenti, mi fecero capire che non eri un campione immenso. O almeno che non lo eri ancora. Semplicemente perché eri uno qualunque sul piano umano. Sei ancora giovane, caro Edison. E puoi ancora crescere. Crescere sul piano del comportamento. Puoi ancora imparare che la generosità paga innanzitutto chi la esercita. Puoi ancora imparare che nel calcio, come nella vita, ci sono anche gli altri.Guido Trombetti

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