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I limiti di un libertario che segnala a Facebook un gruppo da chiudere

Se me ne ricordo, cercherò di chiederlo a Andrea Rossetti e a Giacomo Vaciago nel panel della Wired Next Fest che sabato prossimo discuterà proprio di questo.

Con il professor Andrea Rossetti abbiamo in comune – lui con una rigorosa impostazione giuridica, io in modo più pragmatico – una impostazione che rifiuta la morale bacchettona delle “policy” dei social network, quella che apre e chiude gruppi di discussione. Per intenderci: non si tratta di definire bacchettone soltanto chi copre o censura l’immagine di una madre che allatta. Ma anche chi chiude un gruppo di hate speech. Insomma, sì, io ritengo che sia giusto dire: “Odio i xxx”.

Poi viene il giorno che in uno di quei gruppi c’è una parola che, come la scheggia di un bicchiere che cade sul pavimento e si rompe in mille pezzi, ti ferisce in un angolo della pelle e ti punge. Perdonate la premessa, adesso entro in merito. Oggi mi sento uno xxx. E questo mi fa pensare ciò che leggerete. Segue su Wired.it
Vittorio Zambardino

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