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Sorrentino rende omaggio alla “Grande Bellezza” di Diego e alla grandezza di Peppe (D’Avanzo)

Non ho particolare passione per il cinema ma sono molto felice per la vittoria dell’Oscar di Paolo Sorrentino. Ho avuto modo di conoscere personalmente Paolo, napoletano atipico, discreto e riservato, capace di esprimere nel suo lavoro una straordinaria sintesi di genialità e rigore, la faccia migliore di una napoletanità vincente che non indulge mai in oleografie e luoghi comuni. Un trionfo dedicato, fuori dalle retoriche e dai pistolotti di circostanza, a quattro miti della sua adolescenza: Fellini, Scorsese, i Talking Heads e Maradona. Ancora una volta Diego, giustamente evocato e ricordato quando Napoli riesce ad imporsi agli occhi del mondo come un modello da imitare e non solo come un luogo di degrado ed approssimazione. Una dedica strameritata per chi ci ha portato vittorie e soddisfazioni e non solo chiacchiere e promesse. Un coraggioso e pubblico riconoscimento a Maradona capace di dare alla nostra città una immagine internazionale positiva e vincente. L’autore della “Grande Bellezza” che restituisce un abbraccio a chi ci ha regalato per anni altre indimenticabili grandi bellezze ed irrepetibili emozioni. Un bel gesto, sincero e spontaneo, che non mi stupisce perché conosco l’amore del regista per il calcio e per la maglia azzurra, un Napolista come noi che ha raccontato in una intervista di aver consumato la vigilia della magica notte degli Oscar in un bar di Hollywood a soffrire davanti ad un televisore per il pareggio del Napoli a Livorno. D’altronde chi non ricorda Tony Pisapia, sfortunato calciatore e protagonista dell’Uomo in più, quello straordinario film di Sorrentino che raccontava magistralmente di due esistenze alla deriva nella Napoli degli anni 80. Ma c’è un altra dedica del film che mi piace sottolineare e ricordare, forse mediaticamente meno appetibile ma certamente non meno significativa e sentita. Nei titoli di coda ad un certo punto si legge dedicato a Peppe, e molti si saranno chiesti ma Peppe chi è? Si tratta di Giuseppe D’Avanzo, grandissimo giornalista napoletano scomparso due anni fa, amico di Paolo, che con lui ha collaborato alla realizzazione del “Divo”. Un vero Maradona del giornalismo d’inchiesta, appassionato di rugby ma tifosissimo degli azzurri, che avrebbe gioito per questo trionfo di quella Napoli che noi prediligiamo, silenziosa ma creativa, tenace e vincente. Claudio Botti

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