Il Napoli non giochi la finale di Coppa Italia. Perché farlo? Per sorbirsi i nasi arricciati di quanti pensano che, avendone vinta una due anni fa, non conta niente vincerne un’altra oggi? O peggio: per sentire settimane e mesi di strepiti, lamentele e isterismi in caso di sconfitta?
Veramente, lasciamo perdere. Il Napoli ha solo da perdere dalla finale dell’Olimpico. Rapporto lose-lose, si dice in economia. Il tifoso del Napoli ha la bocca troppo buona per accontentarsi della Coppa Italia. Ci fu chi corse ai distinguo già nel 2012: “Questo trofeo conta poco rispetto ai fasti che furono”. Oggi può essere solo peggio. Non conterebbe l’orgoglio di essere quelli che portano a casa una competizione certamente disegnata male, ma che a fine stagione conosce un solo vincitore. Conterebbe poco la bacheca dei trofei rimpinguata, così come la possibilità di giocare la Supercoppa ad agosto, che vale un altro titolo. “Siamo il Napoli, abbiamo altri trionfi nel destino e quindi nelle aspettative, che ce ne facciamo della coppetta?”.
E fin qui ragioniamo su vittorie. Che dire se il Napoli dovesse perdere? Il calcio è strano, la palla è rotonda, tutto può succedere. Può succedere pure che la Viola ci asfalti. Vi viene in mente qualcosa di più pesante, greve e cupo della piazza partenopea che affronta una lunga estate sul presupposto di una finale persa? Togliendo gli scenari di guerra, no, a me non viene in mente nulla di peggio. Chi glielo spiega alla gente che per vincere devi prima rischiare di perdere?
Per questo dico: non giochiamola. Non sappiamo più divertirci, non ne trarremmo nula di buono. Solo seccature (per non dire altro). Meglio una domenica in famiglia, o al mare, con questi chiari di luna.
Roberto Procaccini