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Caro Napoli, non perderti nel culto del bello: impara a segnare gol brutti

Quando la cultura del bello si trasforma nel culto del bello, il prodotto finale è il Napoli di Rafa Benitez. Una squadra che non dà mai l’impressione di essere inquieta, pervasa, corrosa, da quel disordine spirituale il cui prodotto finale è una tela di Bacon. Restando nei pressi dell’arte, i ragazzi di Rafa sono come quelle belle dame impressioniste che fanno merenda sul prato con i loro ombrellini aperti per ripararsi dal sole. Ma di mangiare il pollo con le mani neppure se ne parla.

Il Napoli che attacca ha solo un modo di chiudere a rete: ispirandosi al bello e rifiutando ogni possibile mediazione per arrivare all’obiettivo finale. La mediazione, invece è il sale della politica, di cui il calcio fa parte a pieno titolo. È un atto di solenne arroganza imporre la propria visione del bello anche quando un solido approdo nel mondo della casualità, della botta-di-culo, di quella felice ispirazione ai principi illiberali del furto con scasso, ti consentirebbe di chiudere una partita che invece si sta avvitando su un paio di migliaia di inutili tiri a giro del buon Mertens che regolarmente finiscono a un metro dal palo.

E siamo ai limiti della decenza calcistica quando Gonz. Hig. ce la mena e se la mena con la sua voce flautata da Olympia, sfinendosi nel gorgheggio, quando invece servirebbe un rutto gigantesco per spaccare finalmente la rete degli avversari. Per non dire di Insigne, che è il pivello dei pivelli e con questa scusa si accampa nel territorio degli onanisti più grandi e maturi di lui.

Se questo è il problema, la causa ci è ignota, almeno a noi foresti. È il vecchio, caro, Rafa che dà la linea anche sul bello, che distribuisce minuetti di Boccherini a tutti i ragazzi perché si abituino a stare sulle punte e mai ad affondare nel fango con i tacchetti?

Bene, se è così urgono rimedi. E l’unico che può riportare al brutto, al casereccio, anche a quel po’ di volgare che nella vita ti fa uscire un “vaffanculo” da cinepattone è il buon Aurelio. Organizzi una sala cinema a Castelvolturno, inchiodi Rafa e i suoi ragazzi sulle poltrone e poi, a palla, proietti sul maxischermo, i gol più brutti, sporchi, osceni, casuali, della storia del calcio. Autogol compresi, naturalmente. Perché anche l’autogol vale uno, capito Rafa, capito Gonzalo?
Michele Fusco

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