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In faccia ai maligni e ai soloni tv il Napoli di Benitez scintillerà

Un paio di cose che voglio fissare prima di chiudere il 2013 azzurro. Dei primi mesi di quest’anno ricorderò il secondo posto dello scorso anno, con il record di punti in classifica, e qualche bella vittoria del Napoli di Mazzarri, ad esempio i successi contro Roma e Inter con tripletta di Cavani. Non ho rimpianti invece per la fuga del tecnico livornese e l’addio del bomber uruguagio, in fondo hanno fatto tutto da soli e troppi si ostinano a tralasciare questo non insignificante dettaglio. Quel che è venuto dopo, non me ne vogliano i soloni dei salotti televisivi, mi ha trasmesso un entusiasmo che credevo dimenticato. L’arrivo di un tecnico internazionale, l’acquisto di giocatori di alto livello, provenienti dal Real Madrid e dal Liverpool. E una bella squadra, che ha reagito alla rifondazione con risultati di spessore. Grandi partite, in campionato e in Europa, gol spettacolari compreso quello annullato a Cagliari.

Peccato che buona parte della tifoseria, forse anche a causa del martellamento a tratti palesemente prevenuto di cerca critica, non si renda conto di come il Napoli sia cresciuto in poco tempo. Abbiamo disputato una grandissima Champions e ciò nonostante abbiamo tre punti in più del torneo in cui, nessuno lo ricorsa, abbiamo totalizzato il nostro più alto punteggio di sempre nella massima serie. D’accordo, Juve e Roma volano. Ma se i bianconeri in Coppa fanno solo sei punti, vincendo una sola partita per giunta con due rigori a favore, il tanto strombazzato Tevez resta a secco e Chiellini (fatto inedito in Italia) viene espulso per una gomitata su un avversario, forse è perché tra Europa e Serie A si gioca con regole diverse se c’è Madama in campo.

Vittimismo? Direi statistica. E comunque vedremo alla fine, sperando solo che l’ambiente capisca che non basta dire «vogliamo vincere» per vincere. Si vince trascinando la squadra quando è in difficoltà, incitando i giocatori se sbagliano un passaggio e dando fiducia al gruppo anche se pareggia una partita. Si vince piantandola una volta per tutte con i sermoni di opinionisti che nelle tv private nominano Benitez in segno di disprezzo e poi, nei salotti Rai, lo salutano chiamandolo con deferenza “Maestro”. Per carità, ci può stare tutto, anche le balle sui metodi di allenamento e sulla tattica. Il pubblico però deve saper distinguere il grano dal loglio e soprattutto godersi una squadra che sembra davvero sulla buona strada.

Si vince, credo, se si riparte dalla scena più emozionante di questo 2013: l’applauso dopo Napoli-Arsenal sugli spalti, le lacrime di Higuain in campo, tanta gente che non voleva saperne di uscire dallo stadio mentre Reina e Insigne provavano a consolare il centravanti, un altro ragazzo argentino che piange per i nostri colori, vent’anni dopo il Pibe. Non so voi, ma mentre il San Paolo batteva le mani e cantava, ho avuto la certezza che un giorno, non so quando, non so come, verseremo altre lacrime, insieme a Higuain. Non di disperazione ma di gioia. Peccato solo che in quel momento, insieme a noi, ci saranno gli stessi che ancora ieri inveivano contro Rafa, Aurelio e la squadra. Li vedremo sorridere baldanzosi, e ci faranno tenerezza. Per non dire altro.
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