ilNapolista

Voi, che parlato tanto, la conoscete la vicenda fiscale di Maradona?

Voi, che parlato tanto, la conoscete la vicenda fiscale di Maradona?

Di Maradona ho scritto ieri (con risposte di Claudio Botti e Alessandra Buono). Il mio pensiero non è cambiato. Però se poi bisogna affrontare lo tsunami moralistico di editorialisti che vivono fuori dal mondo, allora vale la pena ricordare la vicenda fiscale di Maradona. Diego non è un evasore fiscale, è vittima di un sistema folle. Come ben ricordato in un libro da Giuseppe Pedersoli e Luca Maurelli. Qui di seguito un pezzo che scrissi per Linkiesta.

Caro Diego, rassegnati. Nessuno ascolterà la tua storia, nessuno ti concederà trenta secondi del suo tempo per ascoltare la favoletta che sei una vittima del fisco. Tu, il male assoluto, l’incarnazione del demonio, colui il quale ha venduto l’anima al diavolo in cambio di non so quanti grammi di quella polvere bianca. Tu che hai sempre barato. Nella vita e su un campo di calcio.

Rassegnati, caro vecchio Diego. E non ti illudere. Queste righe a nulla serviranno. Sono le righe di un napoletano, tifoso del Napoli. Uno di quelli che ha pianto e gioito per te. Ah ah, li senti? Io li sento, ti assicuro. Ridono, ridono forte. Tu sei un evasore, un imbroglione, un ladro, un furfante, un meschino. Tu sei il male, Diego. Ci sono poche certezze in questa vita e ti prego di non creare instabilità in un momento già particolarmente difficile.

Ogni tanto la tua storiella sulle tasse evase viene fuori, i tuoi debiti col fisco – che non ricordo più a quanto siano ammontati – balzano in prima pagina. Non volesti riconoscere tuo figlio, figuriamoci pagare le tasse. Ok, va bene, faccio come vuoi tu. Ora gliela racconto questa storiella. Ma ti avviso, è tutto inutile. Perché non ci crederanno.

Comunque andò così. Andò che tu lasciasti Napoli nel marzo del 1991, scappando come un ladro: eri stato trovato positivo all’antidoping. Ti imbottivi di coca, caro Diego. E qualche mese dopo, il 29 ottobre, un messo notificatore dell’Agenzia delle Entrate bussò alla porta di quella che per sette anni fu la tua casa e la nostra stella polare. Via Scipione Capece, quartiere Posillipo. Non ti trovò. Il portiere della palazzina, mistero, non c’era. E che cosa scrisse il messo su quella cartella accanto al tuo nome? “SLOGGIATO, SCONOSCIUTO”.

Roba da sbellicarsi dalle risate, Diego. Tu sconosciuto a Napoli. Un po’ come dire Batman sconosciuto a Gotham City. Oppure, chessò, Robin Hood sconosciuto nella foresta di Sherwood. Eppure quel messo scrisse così. Imprimendo a quella cartella il sigillo che l’avrebbe consegnata nelle inesorabili maglie della giustizia tributaria italiana.

Di che cosa eri accusato, Diego? Sì, lo so, lo devo raccontare io. Eri accusato di evasione fiscale. Perché il contratto che ti legava al Napoli era diviso, se così possiamo dire, in due tronconi. E uno dei due era relativo ai diritti d’immagine che venivano pagati all’estero. Per lo Stato italiano era una pratica illegale. Allora. Ma qualcuno, anni dopo, dimostrò che non era così. Come lo dimostrò? Vincendo un processo, Diego. Vuoi sapere chi? Ma tu lo sai, Diego. Si chiamavano e si chiamano Careca e Alemao, tuoi compagni di squadra. Furono accusati di evasione come te, per i diritti d’immagine pagati all’estero. Ma a loro il messo li trovò. Andarono dall’avvocato, e si sottoposero a regolare processo. E lo vinsero, Diego, LO VINSERO.

Ti stai illudendo, lo so. In cuor tuo, ti stai illudendo. Ma io te l’ho detto che non servirà a niente. Perché per lo Stato italiano tu hai un tempo a disposizione per difenderti dalle accuse del Fisco. Una volta scaduto il termine, sei fritto. La macchina è partita e tu devi solo subire. Sei un evasore e basta. E non avrai mai la possibilità di dimostrare la tua innocenza. Quella notifica andava contestata entro il termine utile.

Ci hanno provato a difenderti. Ci hanno provato l’avvocato Siniscalchi e il commercialista Giuseppe Pedersoli (quel folle che insieme col giornalista Luca Maurelli questa assurda storia l’ha raccontata in un libro, “L’oro del Pibe”). Ci hanno provato, ma il processo nel merito non si può svolgere più. La giustizia tributaria, da noi, funziona così. L’unica soluzione era dimostrare la nullità di quella notifica. Ma lo Stato ha detto no. Sempre.

Anche perché, caro Diego, ti immagini a dire dall’oggi al domani che sei solo vittima della burocrazia? Dai, anche tu, che figura ci faresti? Suvvia, il demonio deve avere una sua dignità. Magari, una cosa potresti farla. Almeno smettila di circondarti di persone che fanno solo il tuo male. L’ultimo è quest’avvocato napoletano, Angelo Pisani: ti ha fatto dire che hai pensato al suicidio perché perseguitato dal fisco. Io lo so che tu non c’entri niente, ma è possibile che dopo tutti questi anni non hai ancora capito che in tanti utilizzano il tuo nome per farsi pubblicità?

E vabbè, caro Diego, io ho finito. La storiella l’ho spiegata. Ma che vuoi che sia un’ingiustizia di fronte al ruolo che il mondo ti ha assegnato? In fondo, anch’io vorrei avere un debito di non so quanto col fisco e aver preso il pallone dalla mia metà campo e averlo messo nella porta di quegli stramaledetti inglesi. Come? Prima ne avevi segnato uno con la mano? Ma allora davvero sei un imbroglione, Diego. Hanno ragione, sei un evasore. Paga le tasse!

ilnapolista © riproduzione riservata