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La mimetica è più bella se c’è il nome di Higuain

Quando, tra meno di due settimane, inizierà il campionato, probabilmente non ci penseremo nemmeno più. E i fiumi d’inchiostro (digitale) per cheerleders, terze maglie e inno rivisitato lasceranno spazio al campo. La disputa, molto accesa, su quanto la società si sta inventando per ravvivare il prima e il contorno dell’evento sportivo, è certamente interessante, e anche divertente, con punti di vista articolati e mai banali: ma mi pare tema da “calcio d’estate”, buono per ingannare l’attesa delle partite vere, e quando ci sarà l’adrenalina per il campo tutte le altre considerazioni rientreranno nella loro sede naturale. Digressioni d’agosto, utili per inquadrare le strategie di marketing della società. Ma digressioni, appunto.

Così penso, mentre passeggio per un piacevole paese del Trentino (no, non Dimaro), in un caldo ma non afoso pomeriggio d’agosto. Poi la vedo, quasi per caso. La già famigerata maglia camuflage, la truzza “mimetica” che tanto ha fatto discutere. E’ esposta in mezzo ad altre all’esterno un negozio in una viuzza del centro che brulica di turisti. Sono magliette palesemente ‘pezzotte’, contraffatte (e pure in maniera grossolana), da 10 euro. E’ in mezzo, tra quelle del Bayern Monaco e del Barcellona, le due squadre che (parentesi Chelsea a parte) hanno dominato le ultime tre edizioni della Champions. Una maglia in buona compagnia, insomma. Il colore è orrendo e fasullo (tante sfumature di verdastro che poco hanno a che fare con l’originale, brutta anch’essa ma almeno aderente ai canoni del mimetico). Il nome stampato sopra, però, allarga il cuore: HIGUAIN. Tra Neymar e Mandzukic, fa la sua figura. E dopo la prestazione di ferragosto con l’Argentina – se ce ne fosse stato bisogno – lascia concretamente ben sperare.

Ecco, questo penso, mentre proseguo la passeggiata: la maglia la puoi fare verde, gialla, fuxia a pallini blu, certo sarebbe meglio azzurra e basta, ma quello che conta è altro. Ci fosse stato scritto Zanini o Pasino, dubito sarebbe stata lì. Di qualunque (orrendo o sublime) colore fosse stata.
Vittorio Eboli

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