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Il paradosso del mercato: 64 milioni ci rendono infelici

Come avere in tasca 64 milioni e vivere infelici. Perché questo siamo oggi. Infelici. E’ il grande paradosso dell’estate napoletana. La squadra italiana dalla più ampia disponibilità economica sul mercato vive di ansie e tremori, vive della paura di non riuscire a rafforzarsi, di incertezze identitarie, chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando. E soprattutto: dove arriveremo. Il grande paradosso del mercato azzurro è un inedito per Aurelio De Laurentiis, che una “bocca di fuoco” da 64 milioni (e qui contiamo solo il “tesoretto” Cavani) non l’ha mai posseduta.

Quei 64 milioni, oggi, sono la nostra condanna. Perché ci spingono su sentieri mai abitati, ci costringono quasi a inseguire un colpo all’altezza della disponibilità economica. Si è alzato il budget, si è alzato il livello di difficoltà delle operazioni. Il mercato del Napoli sarebbe stato più facile se fosse stato più povero. Se è vero che non si può fallire l’ingresso alla prossima Champions, pena una perdita di 30 milioni nell’estate 2014, come scriveva ieri il sito Tifosobilanciato.it, allora è altrettanto vero che non si può sbagliare la spesa. Bisogna guardare bene la scadenza sul latte, prima di comprarlo. Questo richiede tempo. Pazienza. Strategia. Cose che mal si conciliano con la frenesia di noi tifosi e soprattutto con l’esigenza tecnica di Benitez di avere la squadra al completo prima possibile, per lavorare sulla rifondazione.

Il fruscio dei 64 milioni che De Laurentiis ascolta da un po’, lo hanno spinto a incaponirsi su Jovetic. Di lui si è invaghito l’estate scorsa, quando lo sondò per capire se c’era la possibilità di portarlo al Napoli al posto di Lavezzi. Rimase colpito dalla risposta del montenegrino: “Grazie, presidente, ma la Fiorentina ha aspettato un anno che guarissi, se ora che sto bene andassi via sarebbe una pugnalata”. De Laurentiis apprezzò lo stile del no. E ha tenuto il nome di Jovetic in cima alla lista, sottovalutando le insidie della Juve, che non ha i soldi per prenderlo, non ha buone relazioni con i Della Valle per farsi fare lo sconto, ma ha strappato all’agente del giocatore la promessa di non piazzarlo in nessuna altra squadra italiana. Ecco l’impasse del Napoli. Andato dunque in ritardo su Gomez (congelato a lungo per non disturbare Della Valle, sempre in ottica-Jovetic) e stoppato dal City su Dzeko, anche un po’ per rivalsa dopo aver rigettato l’offerta giunta da Manchester per Cavani. Non è uno stallo, questo, figlio della nuova ricchezza? Se non avessimo avuto 64 milioni con cui sognare, oggi faremmo il mercato scambiando giocatori come l’Inter, oppure cercando occasioni da due e milioni e mezzo, massimo quattro, come il Milan. Oggi saremmo felici di aver preso la metà di Gabbiadini, oppure staremmo sognando chissà quali sfracelli di un Immobile messo accanto a Lorenzo Insigne. Noi, che siamo sempre noi e non riusciamo a crescere. Noi che siamo sempre andati in pizzeria, e ora con la tredicesima in tasca ci siamo seduti al tavolo di un ristorante per gran signori. Ci giriamo e rigiriamo il menu tra le mani, indecisi sulla prelibatezza da scegliere. Solo che in cucina stanno già lavando i piatti.
Il Ciuccio

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