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Grande assente: il supersantos

Dimaro. Ti servono le scarpe da trekking, un portasci, il coltellino multiuso, una grappa, persino il limoncino trentino? Nessun problema. Ma se cerchi un supersantos per i bambini, il più famoso pallone del mondo, quello arancione con la scritta nera evidenziata in giallo, sei spacciato. Me lo ha fatto notare Nick, il mio compagno di “viaggio azzurro”. Per fortuna c’è Rafael Cabral Barbosa, il ventitreenne portiere brasiliano destinato a grandi successi. Rafael, proveniente dal Santos, ha tanti soprannomi: il muro e, per l’appunto, super santos. Il numero 1 (quest’anno n. 12, in realtà) erede di Julio Cesar nella nazionale brasiliana, è probabilmente la causa dell’imminente partenza di Morgan De Sanctis. Ecco, basta parlare degli assenti! Le migliaia dei napoletani presenti in Trentino non fanno altro che menzionare Ibrahimovic, Higuaìn, Damiao. Ho origliato un po’ dovunque – al campo, al bar,per le strade – e non mi sembra giusto. Circa duemila chilometri tra andata e ritorno, per discutere del campione che non c’è. Un paio di allenamenti li ho visti (la partitella con la rappresentativa locale non fa testo, il portiere partenopeo non ha praticamente giocato) e devo dire che Rafael mi sembra eccellente. Certo, il campionato italiano e le gare ufficiali sono un’altra cosa, però le caratteristiche del fenomeno ce le ha. Oltre a una buona dose di convinzione nei propri mezzi, al limite della presunzione quando rilascia interviste: “Voglio vincere la champions, il posto da titolare non è scritto nel contratto” ecc. D’altro canto Gigi Buffon quanti anni aveva quando approdò alla Juventus? Altro calciatore di cui quasi nessuno parla e scrive è Davide Bariti, classe 1991, di ritorno dall’Avellino. Nel primo tempo contro il Feralpisalò, Bariti si è distinto per personalità e accelerazioni. Altra dimostrazione del fatto che per Rafa Benitez non esistono le gerarchie che invece imponeva Walter Mazzarri, con i titolari i “titolarissimi”, neologismo – presa per i fondelli per mascherare la blindatura di un gruppetto di 13-14 calciatori. Il “viaggio-studio” è finito. Torno a casa dove al “Piccolo Chalet” di Maurizio e Massimo mi aspettano per sapere quello che sanno meglio di me. Ma per ricordare a tutti che i milioni di euro che siamo pronti ad elargire alla (presunta) stella in arrivo meriterebbero rispetto e considerazione, riporto i danni subiti che vorrei tanto addebitare a De Laurentiis: Lucariello ha rotto il suo smartphone, regalatogli alla Prima Comunione dal nonno; Karim accusa me, ingiustamente, di avergli spaccato il micro monitor della macchina fotografica (sempre regalo da Comunione); modestamente, io ho lasciato gli occhiali da sole sull’aereo. Ad occhio e croce, siamo sui 4-500 euro, porca miseria. “Però Aurelio dieci milioni di euro a Cavani glieli poteva dare”. Ma andate tutti a quel paese. Dimaro, Trentino. Si mangia benissimo e si spende poco. Però infilate in valigia un supersantos. Forza Napoli.

di Giuseppe Pedersoli

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