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L’Italia del calcio punisce il nero Balotelli che vorrebbe essere protetto dal razzismo

In Italia, si sa, succede così. Si fa finta (tutti, eh, istituzioni, media, cittadini, è la stessa roba, sì la stessa roba) per mesi, anni, decenni, che nulla stia accadendo, che un problema non esista, che tutto scorra tranquillamente. Fino a un giorno in cui – per una singolare coincidenza astrale – un bambino esclama: “Ma il re è nudo!”. E tutti a sbalordirsi. Capita, sovente, anche nel mondo del calcio. Accade in occasione della scoperta che i laboratori anti-doping all’Acqua Acetosa erano in dismissione da tempo. E capita, è capitato per la piaga dela razzismo negli stadi.

Autostrade di silenzio interrotte improvvisamente dal gesto di Boateng in un’amichevole tra il Milan e il Pro Patria. In precedenza aveva suscitato clamore la protesta del giocatore del Messina Zoro. Dopo il gesto di Boateng e la conseguente sospensione della partita, il mondo del calcio si è seriosamente interrogato. E pensa che ti ripensa si giunge a domenica scorsa. Firenze, stadio Franchi, dove si gioca Fiorentina-Milan. I rossoneri sono una squadra “a rischio”: non solo schierano la pietra dello scandalo – Boateng – ma l’italiano nero più famoso e discusso. Il comportamente del pubblico, come si evince da questo video pubblicato sul sito della Gazzetta, non ha risentito eccessivamente delle pensose riflessioni dei dirigenti del calcio italiano ma l’arbitro non ha fatto una piega. Non solo. Ma a Balotelli – che aveva protestato col direttore di gara per quei buuu razzisti – sono state rifilate ben tre giornate di squalifica per aver osato dire al giudice di gara una frase in qualche modo irriguardosa (“che cazzo guardi?”).
Il messaggio del Palazzo è fin troppo chiaro. Ragazzino, modera i toni, stabiliamo noi cosa si può fare in uno stadio e cosa no.
Massimiliano Gallo

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