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Un giornalista è un giornalista, il tifoso deve restare a casa

Lo so, è uso privato di mezzo privato, ma faccio outing. Sono tifoso (riduttivo) del Napoli sin da bambino, chi mi conosce (suo malgrado, forse) già lo sa. Lo dico all’inizio di questo post, così il seguito sarà letto…altrimenti lo avreste già cestinato. Combatto, però, ogni forma di tifo giornalistico, proprio non lo digerisco. Eppure, la frase che tutti mi ripetono in continuazione è “scrivite buono ‘ro Napule”. Ma perchè? Me lo chiedo ormai da tempo. Io faccio il giornalista, bene o male…giudicate voi, e scrivo quel che vedo (poco, a causa degli allenamenti chiusi da ormai quasi tre anni), quel che penso e quel che so, senza condizionamenti di sorta (questo sono pronto a giurarlo come voi siete liberi di non crederci…tanto ci ho fatto il callo). Che vuol dire scrivere ad un collega, come ho letto oggi su un profilo Twitter, “sei l’anima della tifoseria”. Fa il giornalista anche lui, mica dirige i cori in Curva.
Ok, la colpa è anche nostra che abbiamo creato questa figura del giornalista-tifoso per accontentare l’utenza più nazionalpopolare. Ma perchè devo scrivere “buono ‘ro Napule”? Io voglio farlo, ma non dipende da me…spero sempre che Cavani e compagni me ne diano la possibilità perchè in quel momento, quello del gol, penso a papà che è a casa ed esulta ed io in cuor mio gioisco, anche se non debbo darlo a vedere…neppure a quel tifoso che domenica si girava verso il sottoscritto alle reti di Cavani e mi faceva una miriade di gestacci!

Gianluca Monti (Campania su web)

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