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Quegli incompetenti del Milan che fanno giocare i giovani e raddrizzano Balotelli

Mentre noi poveracci – sì, poveracci – siamo ancora, quasi dieci anni dopo, a parlare di scugnizzeria, a guardare adoranti gli acquisti prospettici del caro leader Aurelio De Laurentiis e, ça va sans dire, a non vincere nemmeno un ghiacciolo al limone (ah già scusate, la fenomenale Coppa Italia); qualche chilometro più a Nord di Napoli c’è una società di calcio che ormai quasi da trent’anni è guidata da un brutto ceffo che – sicuramente in maniera fortunosa, suvvia – ha nei primi due anni (DUE) conquistato tutto quel che c’era da conquistare in campo calcistico a livello mondiale.

L’incompetente Berlusconi, atterrato a Milanello in elicottero, non parlò di acquisti prospettici, di bilanci. No. Ingaggiò un allenatore sconosciuto, comprò quattro fuoriclasse e vinse scudetto, Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali. Ma questa è storia.

Veniamo al presente. E il presente racconta di una società che fino a ieri sembrava in smobilitazione. E che invece, in poco tempo, sembra rinata dalle proprie ceneri. Anche perché, ed è qui la stranezza del caso, il Milan di Berlusconi è una squadra volgarmente votata alla vittoria; non ha sposato gli aulici principi decoubertiniani che invece il nostro caro leader giustamente predica.

Volendo vincere – che parola volgare – e magari non spendere tanto, il Milan di Berlusconi e Galliani (toh, loro hanno un dirigente che capisce di calcio, altra stranezza) si è affidato ai giovani. Fanno giocare i giovani! Sono pazzi. Mandano in campo De Sciglio, affidano l’attacco a El Sharaawy. Da noi un giovane che gioca titolare, TITOLARE, nella nazionale croata è considerato un pivellino. Da Bigon, poi. Non solo! Comprano anche il calciatore più turbolento della storia degli ultimi anni, e quello, incredibilmente, si acquieta, diventa un agnellino! E segna gol a grappoli (vabbè questo lo faceva anche da mister Hyde).

Ora è chiaro che sono tutti colpi di fortuna. Vorrete mica pensare che dietro il nuovo Balotelli ci sia la cura, il lavoro, l’esperienza della società calcio Milan? Del dirigente calcistico più bravo e più esperto d’Italia? Ma no, è pura casualità. Così come è un caso che a Napoli persino l’atleta di Cristo resti invischiato in un caso di gossip. Del resto noi siamo all’avanguardia. Non abbiamo bisogno di dirigenti che conoscano il calcio. Basta che sappiano dire signor sì. Perché, ricordatevelo, vincere è roba per cafoni. Noi facciamo crescere intellettualmente gli italiani col nostro filone neorealista che infiamma da decenni le sale d’Italia.
Massimiliano Gallo

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