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Qualcuno ci spiega quali pressioni subisce il Napoli dalla criminalità organizzata?

Bisogna parlare, bisogna agire. Se ha ragione Antonio Corbo nel suo pezzo di questa mattina, bisogna fare di più. Andare oltre. Corbo indica laggiù, nel buio dal quale sono usciti i rapinatori di Marek Hamsik, un magma di minacce alla società e ricatti addirittura elettorali, che hanno il duplice risultato di rovinare il Napoli e sporcare, ce ne fosse ancora bisogno, l’immagine di Napoli. Ed è quanto mai penosa la giustificazione standard: “Sono cose che succedono ovunque, guardate Lavezzi a Parigi”.

Non succede dovunque. Non succede sempre, regolarmente, a un certo punto del campionato, che la squadra sia presa di mira. Che tifosi avversari siano quasi uccisi. Che furti, rapine, intimidazioni si abbattano sui lavoratori – di lusso, ma pur sempre tali – della squadra della città. E’ davvero difficile non fare “2+2” e non associare questo clima a certe inspiegabili flessioni tecniche della squadra. Attenti, non parlo da tifoso incazzato. Parlo da uno che sa come a Napoli l’informazione “ufficiale” sia sempre e solo la punta dell’iceberg.

Capisco la riservatezza delle indagini. Capisco il segreto aziendale, Capisco tutto e tutti ma non giustifico più. E’ chiaro che tra i poteri dello stato e il Napoli c’è un dialogo che non viene comunicato all’esterno. E’ chiaro non perché lo abbia indagato io, ma perché si capisce lontano un miglio dalla comunicazione reticente su questi episodi di criminalità. Sto leggendo un libro di un addetto ai lavori in questi giorni e proprio su questo tema: dice cose di una gravità assoluta, ma non si capisce mai se sta formulando un’accusa precisa, un’analisi sociologica, una denuncia morale. A Napoli siamo così: roboanti in fase di impostazione ma in gol non ci andiamo mai.

Signori delle istituzioni e della società, cosa succede attorno al Napoli? Volete degnarvi di parlare? Volete prendervi la pena di abbandonare il furbo giro delle responsabilità e parlare con chiarezza? Perché vedete, voi maneggiate un bene che è di tutti noi, anche di noi “emigrati”. State pensando al tifo? Alla classifica? Vi sbagliate.

E’ interesse primario di Napoli sapere cosa succede attorno ad uno dei pochi punti di eccellenza e di immagine della sua vita quotidiana. Il Napoli parla di Napoli fuori da questa città. E calciatori rapinati, uno stadio perennemente vandalizzato, un tifo estremo che fa francamente paura sono componenti di quella endemica crisi di immagine di cui questa città soffre nel resto del paese e all’estero.

Perché il paese non ci rimprovera di avere i guai che abbiamo. Ce ne rimprovera la cronicità, la perenne ripetizione. E il dialogo silenziosamente complice tra i poteri ne è componente costitutiva. Basta: parlate, prendeteli, arrestateli. O perlomeno fateci sapere che ci state provando. E raccontateci – colleghi giornalisti – cosa c’è dietro: i giornali napoletani si mobilitino. Qui siamo tutti amici (o perlomeno ci abbiamo provato), siamo tutti cresciuti insieme: caro Marco De Marco, caro Giustino, cari colleghi del Mattino: fate questo per Napoli. Scavate, parlate, rompete ogni silenzio di scambio con il potere, se ne avete, e io credo che ne abbiate . Raccontate questo fango, che ancora una volta ci fa provare solo vergogna.
Vittorio Zambardino

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