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Perché io lo so che voi state sottovalutando il Viktoria Plzen

Diffidate delle squadre che conoscevate con un nome e che si ripresentano sotto altre spoglie. La Grecia ha l’Olympiacos. Che noi conoscevamo come Olympiakos. Quand’è che abbiamo cominciato a chiamarli con la c al posto della k? E perché? Mistero. Il Panathinaikos lo scriviamo ancora così. Con la k. Quegli altri no. Gli altri hanno preso la c. Fa meno Grecia e più Europa, boh, chi lo sa. Percorso inverso per il Viktoria, il nostro avversario di domani. Vent’anni fa era il Pilsen, dal nome della città. La città della birra e della Skoda. Pilsen, in tedesco. Adesso è Plzen, in ceco. Meno Europa, più Boemia.
Diffidare, diffidare. Diffidare di una squadra che non tira moltissimo in porta, in media lo fa 10 volte e mezzo a partita (dati Opta via Whoscored.com): non è tantissimo, solo 8 squadre in Coppa tirano meno. Ma circa la metà di quei tiri il Viktoria li piazza nello specchio della porta, e in Europa League sono quasi il doppio più del Napoli (che lo specchio della porta l’ha preso 3 volte a partita). Il Viktoria è anche squadra che agli avversari di tiri ne concede pochi, circa 9, in linea con il rendimento di big come Tottenham e Atletico Madrid.
La difesa. In porta hanno Matus Kozacik, slovacco come Hamsik, 29 anni. Una partita in nazionale, sette anni fa, e poi basta. Ha cominciato da riserva la stagione, appena arrivato da Cipro, dall’Anorthosis, ma a settembre s’era già conquistato il posto da titolare, lui che aveva lasciato la Repubblica Ceca dopo diverse stagioni spese con lo Sparta Praga. Quando è in campo lui, in 4 partite su dieci la squadra non prende gol. Non è però un pararigori. Ne ha fermati in carriera il 12%. Buono a sapersi. Il più famoso tra quelli parati è a Vagner Love del Cska Mosca, tre anni fa.
Difesa a quattro. A destra c’è Radim Raznik (numero 14), ceco, 24 anni, ex nazionale giovanile: i suoi cross e i suoi tagli diventano spesso assist. Elemento pericoloso. A sinistra David Limbersky (numero 8), ceco, 29 anni. Lo abbiamo visto anche in Italia, era poco più che un ragazzino, nove anni fa, al Modena: 4 spezzoni di partita nel finale di stagione. Ha giocato gli ultimi Europei con la nazionale, ed era titolare anche nell’ultima amichevole di inizio febbraio con la Turchia. Ha esperienza, insomma.
Dopo la cessione del mese scorso di Frantisek Sevinsky, i centrali titolari sono Marian Cisovsky e Vaclav Prochazka. Cisovsky (numero 28) ha 33 anni ed è slovacco. Bada al sodo. Uno di quelli che in area la spazza via. Quest’anno ha fatto due volte gol in campionato, due volte sbloccando il risultato. In Slovacchia ha vinto un campionato qualche anno fa con il Petrzalka, all’epoca allenato da Weiss, papà dell’ala del Pescara, poi ct della Slovacchia che batté l’Italia ai Mondiali in Sudafrica. Quattro espulsioni in carriera, nel 2005 ha segnato una tripletta in Zilina-Inter Bratislava finita 7-3 (lui era allo Zilina). Invece Prochazka (numero 21), 28 anni, ceco, all’occorrenza sa fare anche il mediano (come contro l’Atletico a Madrid). Per questo è l’uomo cui spesso l’allenatore Vrba affida la costruzione del gioco a partire dalla propria area di rigore, e molto molto spesso con il lancio lungo.
Il centrocampo. Diffidare, diffidare di una squadra pratica, concreta perfino più di noi, che fa poco ricorso al dribbling, pochissimo, ne vengono registrati 3 a partita, e 3 a partita significa niente. Quasi mai s’affida al passaggio filtrante, alla palla in verticale dentro lo spazio. Usa invece spesso il lancio lungo, alla Psv Eindhoven, per restare a un’avversaria già affrontata, e non mi fate ricordare com’è finita. Così come molto frequentate dal Plzen sono le fasce laterali, dove la squadra spende circa il 78% della sua partita, ed è tanto, è tantissimo.
L’anima, il simbolo e il cuore della squadra è Pavel Horvath, numero 10, capitano, mancino, 37 anni, al Plzen da cinque, una micro esperienza lontana anche in Portogallo, allo Sporting Lisbona, poi in Turchia al Galatasaray. Diciannove presenze in nazionale dopo l’esordio del 1999. In Coppa quest’anno già 3 gol, il giocatore dai cui piedi più spesso passa la manovra. Cerca il lancio lungo, profondo, verso le fasce. E’ il rigorista della squadra. Accanto a lui si muove Vladimir Darida (numero 16), 22 anni, ceco. Se Horvath è bloccato, il gioco lo fa lui. E’ la fonte alternativa. Gioca in nazionale, era agli Europei dell’estate scorsa. Ha una caratteristica di cui tenere conto: si inserisce sotto porta a cercare la respinta del portiere. E’ forse il solo calciatore del Viktoria a poter avere un mercato internazionale. Sarà pesante la rinuncia a Marek Hanousek, 21 anni, di gran lunga il più duro della squadra. Cerca l’anticipo in maniera spietata, il tackle è nel suo dna. Solo che s’è rotto il legamento crociato, non rientrerà prima d’aprile.
L’attacco. Diffidare, diffidare di una squadra che cerca sempre la profondità con il suo uomo più avanzato, Marek Bakos (numero 23), 29 anni, slovacco, nazionale (7 presenze), sebbene da un anno fuori dal giro. Non segna tantissimo, ma di testa è temibile. Il suo anno migliore è stato l’ultimo: 16 gol. Quest’anno è fermo a 4 in campionato, ma 4 anche in Coppa. Alle sue spalle si muovono in genere Frantisek Rajtoral, Daniel Kolar e Michal Duris.
Rajtoral, 26 anni, ceco. Nasce terzino, poi il calcio d’oggi lo reinventa esterno nel 4-2-3-1 del Plzen. Lui è il destro dei 3. Il ruolo che potrebbe ricoprire Maggio, se Mazzarri giocasse con quel modulo lì. Ha 10 presenze in nazionale, ha corsa e salute. Due gol in questa Europa League, tutt’e due di testa. Un rompiscatole vero per Zuniga.
Kolar (numero 26), ceco, 27 anni, non dico che è un trequartista. Però sì. Si muove in quel ruolo lì. Fantasista è troppo, ma è quello che davanti ha qualcosa in più in termini di inventiva: 14 presenze e 1 gol in nazionale. Non sempre titolare in Europa League, quasi mai in trasferta, chissà se a Napoli gioca. Ma c’era sia al Camp Nou sia a San Siro contro Barcellona e Milan nell’esperienza fatta dal Plzen in Champions. Cinque gol in questa stagione, tutti di testa.
Duris (numero 12), 24 anni, slovacco, altro avversario temibile nel gioco aereo. La nazionale lo sta utilizzando part-time nelle gare di qualificazione ai Mondiali: contro la Lettonia è entrato al posto di Weiss.
Tutto questo finora. Perché c’è una novità. Nell’ultimo mercato il Plzen ha comprato per 800mila euro dal Vysocina il 22enne Stanislav Tecl, punta centrale, uno che in campionato ha segnato 10 gol in 11 partite, nazionale ceco under21 e fresco di debutto nella nazionale maggiore nell’ultima amichevole del 6 febbraio contro la Turchia. In Boemia ci credono molto. Ahé. Dunque qualcosa può cambiare.
E poi… E poi… Ah, e poi hanno un attaccante di 23 anni che si chiama Zeman, porta il numero 7, ma non risulta che sia parente. Ceco, ala sinistra, ex nazionale under 21, si è fratturato il piede in estate. E poi… e poi… e poi bisogna diffidare di una squadra che ha segnato 4 gol da fermo in questa Coppa e che tira 4 volte su 10 da fuori area. Distribuisce i suoi tirii in porta in modo impressionante, con grande varietà. Una squadra di veri rompicoglioni, prima in classifica nel suo Paese, dove il campionato è fermo da novembre per la pausa invernale: riprenderà il 23 febbraio con Zbrojovka-Plzen.
Sì, avete capito bene: da dicembre, dal giorno del sorteggio, il Plzen non pensa che al Napoli. Da allora non ha mai giocato. E per Mazzarri non c’è stato modo da allora di vederlo giocare dal vivo.
Il Ciuccio

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