Patierno: «Girerò un documentario su Vinicio e il suo Napoli»
Francesco Patierno c’ha preso gusto e girerà presto un altro documentario, questa volta su un amore della primissima gioventù, «’o lione», l’ottuagenario Luís Vinícius de Menezes meglio noto come Luís Vinicio, mitico cannoniere e poi allenatore degli azzurri con cui brillò nella stagione 1974-1975 portando in Italia il gioco a zona. L’annuncio il regista partenopeo […]
Francesco Patierno c’ha preso gusto e girerà presto un altro documentario, questa volta su un amore della primissima gioventù, «’o lione», l’ottuagenario Luís Vinícius de Menezes meglio noto come Luís Vinicio, mitico cannoniere e poi allenatore degli azzurri con cui brillò nella stagione 1974-1975 portando in Italia il gioco a zona.
L’annuncio il regista partenopeo lo dà al ritrovato cinema Astra per la rassegna Astra-Doc, dove, dopo la proiezione de «La guerra dei vulcani» — sulle schermaglie amorose e cinematografiche dei giganti Rossellini-Bergman e Anna Magnani — ha presentato al pubblico anche il suo primo libro, il noir «Il Giostraio», che attinge a piene mani alle indagini su Leoluca Bagarella, sodali e pentiti, pubblicato dalla giovane casa editrice partenopea Caracò. Anche qui, come al cinema — ha sottolineato nell’intervista al regista Luigi Pingitore — Patierno fa un largo uso del flash-back per rendere un taglio storico-psicologico dei suoi personaggi chiave, reinventando così temporalità e linguaggio della narrazione, montando ogni elemento utile a focalizzare essenza e carattere dei suoi eroi, che siano il pentito che volta le spalle al boss o la candida diva svedese conquistata da Rossellini e persa sull’isola di Stromboli (le porte di Hollywood, racconta Patierno, dopo quello «scandalo» gli si chiuderanno). Un documentario — ma è riduttivo definirlo tale — la «Guerra dei Vulcani», applaudito a Venezia, Toronto, New York — assieme al film dei Taviani e qui Patierno è stato accolto da un Martin Scorsese entusiasta («Ero con Ingrid Rossellini e quando è arrivato mi sono fatto scattare una foto col telefonino», racconta il regista felice come un ragazzino) — ed ancora a Taipei, Barcellona, è stato venduto in 30 Paesi, ma in Italia fa i conti con l’eterna austerity della distribuzione, ancora più avara con questo genere di prodotti cinematografici anche se è del tracollo di miti del cinema che si parla (incluso il grande produttore Howard Hughes, oggi noto per il Di Caprio di «The Aviator») riproponendo materiale d’eccellenza (assieme a spezzoni di entrambi i film, «Stromboli terra di Dio» e «Vulcano») col placet dell’Istituto Luce. Ma poco importa. Rilassiamoci, ora tocca al pallone, dice Patierno: «È un progetto che ho nel cuore da tanto tempo quello sul Napoli di Vinicio, la squadra di Clerici, Braglia e Canè è quella che secondo me ha giocato meglio in assoluto nonostante io sia stato testimone anche del Napoli di Maradona. Mi piacerebbe recuperare tutti con interviste ma soprattutto fare lo stesso lavoro con immagini di repertorio montate ad arte, per rendere una drammaturgia molto emotiva e poco intellettuale. Produco anche questo film con mio fratello Andrea e certamente mi seguirà mio figlio Rocco che è appassionato degli azzurri». Luca Marconi(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)
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