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Da Marchisio parole sincere che forse nascondono altro

1) Innanzitutto grazie a Claudio per la legittimazione. Ha ragione il direttore del Napolista. Se gli stiamo sulle balle significa che lo preoccupiamo. Onorati;


2) Coltivare antipatie ed esprimerle liberamente è un diritto umano fondamentale, fa parte della libertà d’espressione, quindi nessuno scandalo, soprattutto sul Napolista che è un sito di cultura sportiva, e non un “sito tifoso”;

3) Salvi i diritti, esiste però l’opportunità: forse le parole di questo grande giocatore non aiuteranno a vivere in modo sdrammatizzato e felice i prossimi incontri tra le due squadre; e pure con la nazionale… insomma;

4)  La dichiarazione parla di calcio, ma è frutto di una cultura che negli ultimi vent’anni nel Nord si è andata solo trasformando in peggio e di cui lo stesso Marchisio è convinto assertore: ce lo ricordiamo quando cantò un “Roma Ladrona” sulle note di Mameli, mentre vestiva la maglia della nazionale, no? Pregiudizio laterale: ma se quello scherzo sull’inno l’avesse fatto Balotelli, quanto l’avrebbero fatto a pezzi? Ma si sa, gli uomini non ricevono trattamenti uguali dai loro simili;

5) Marchisio è nato e vive in una città civile, dinamica, coltissima: ma una città che ha nodi irrisolti nei nostri confronti. Non di tutto il Mezzogiorno, ma proprio nostri, di Napoli: nella mostra per il 150 esimo anniversario dell’Unità (brutta), c’era una zona riservata agli stati preunitari. Sul più grande di questi, nemmeno una parola. Qui invoco la clausola Marco Demarco (o se volete Paolo Macry, in “Unità a Mezzogiorno”, libro bellissimo): condividiamo molti “peccati” commessi insieme, noi e loro, in questo secolo e mezzo. Si intrecciano fra loro, pure… E quindi potremmo cominciare col parlare liberamente del passato, senza folli nostalgie “preunitarie” da entrambe le parti, il che significa concedere qualcosa alla diversità e all’alterità;

6) Una cosa va detta e rientra nel punto precedente: a loro i “meridionali” piacciono uno per per uno. Insieme, come soggetto collettivo, no. E i napoletani loro non li digeriscono per un semplice motivo: i meridionali accettano tutti “l’assimilazione”. Il napoletano è indigeribile. Resta lì, antropologicamente non digerito (dati per questa affermazione? la mia vita)

7) Grazie per la franchezza: meglio lui che quell’ipocrita di Bolle, che va dalla Bignardi a dire: “oddio non volevo parlar male di Napoli” e  si sentivano i suoi conati di vomito (dopo il suo scandalo per il barbone che dormiva sotto i portici del San Carlo). Non abbiamo bisogno di complici della nostra storica permalosità. Abbiamo bisogno di critici duri per migliorare;

8) Ora che c’è la nuova regola sulla sospensione delle partite in caso di espressioni razziste da parte del pubblico, le scenate di odio nei nostri confronti potranno essere motivo sufficiente per sospendere le partite? Direi di sì, altrimenti “odio etnico” che significa?

Vittorio Zambardino

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