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Il Foglio: “Odi il Napoli e poi muori” Come il politicamente corretto rovina il calcio

Ecco cosa scrive in un suo editoriale il Foglio di oggi, sabato 12 gennao 2012:

“C’è qualcosa di grottesco nella polemica che per due giorni ha colpito il centrocampista della Juventus, il torinese Claudio Marchisio, reo di aver rilasciato al supplemento del Corriere della Sera, Style, dichiarazioni “offensive” nei confronti del Napoli e del calcio italiano. Tifosi indignati, giornalisti che parlano di “bufera” e “caduta di stile”, richieste di scuse ufficiali da parte della società partenopea al giocatore e pure alla Juventus, e la solita teoria di frasi fatte su razzismo, violenza e qualsiasi altro male negli stadi. Ma che cosa ha detto Marchisio di così offensivo? Alla domanda se ci sia qualche giocatore che gli sta particolarmente antipatico, ha risposto: “Non qualche faccia in particolare, ma una squadra, soprattutto dopo le finali ruvide di coppa Italia e di Supercoppa: il Napoli. Quando me li trovo davanti scatta sempre qualcosa”. Se queste stesse parole Marchisio le avesse rivolte all’Inter o al Milan, probabilmente nessuno avrebbe trovato niente da ridire, anzi qualcuno avrebbe sottolineato la grinta del  pugnace centrocampista bianconero e la rivalità storica che oppone le milanesi alla sua squadra. Invece Marchisio ha parlato del Napoli, e il riflesso retorico condizionato che accompagna qualunque parola riguardi il capoluogo partenopeo ha portato alle reazioni esagerate, complice anche il modo in cui le reazioni di Marchisio sono state riportate in rete e sulle radio. Questo il comunicato ufficiale del Napoli: “Le dichiarazioni di Marchisio a Style rappresentano una grave offesa al Napoli e al calcio italiano. Ci sorprende che arrivino da un calciatore della sua statura che gioca in una squadra così prestigiosa. Auspichiamo che si tratti di un fraintendimento e ci aspettiamo chiarimenti dal giocatore e dalla Juventus”. Dopo la politica, in Italia il calcio è il regno della polemica fine a se stessa, ma almeno fino a qualche tempo fa circoscritta al gol in fuorigioco o all’arbitro cornuto. Leggere una dichiarazione di antipatia agonistica (che è il sale di questo sport) come un attacco razzista o un’offesa al calcio è pretestuoso, anzi ridicolo. Il calcio italiano da anni si trascina faticosamente da uno scandalo all’altro. Gettarla sul politicamente corretto non può che peggiorare le cose”.

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