È l’italian style di Mazzarri, andiamone fieri
Lo esportiamo nel mondo, come fosse il vino toscano, piemontese ed irpino, ma troppo spesso ce ne vergogniamo. E’ l’italian style di cui il Napoli di Mazzarri è sommo interprete. Lui se la prenderebbe, questo è certo, ma squadre solide (un tempo si diceva all’italiana) come la sua se ne vedono davvero poche. Nessun fenomeno […]
Lo esportiamo nel mondo, come fosse il vino toscano, piemontese ed irpino, ma troppo spesso ce ne vergogniamo. E’ l’italian style di cui il Napoli di Mazzarri è sommo interprete. Lui se la prenderebbe, questo è certo, ma squadre solide (un tempo si diceva all’italiana) come la sua se ne vedono davvero poche. Nessun fenomeno in difesa, quattro buoni giocatori (per tre posti) ed una organizzazione perfetta. Applicazione feroce, merito di allenamenti mirati alla cura dei dettagli (finchè ce li ha fatti vedere, lo posso testimoniare).Scalate, raddoppi: negli anni ’80 Cannavaro lo avremmo definito libero, oggi lo chiamiamo centrale…ma cmq per me è il Renica dello scudetto (ops, pronuncio la parola perchè sono coerente e ancora ci credo poco…sperando di sbagliarmi, è ovvio).
Ma l’italian style di Mazzarri è anche un altro: i 15-16 giocatori che utilizza (tanti ne ha realmente a disposizione…e si mantengono in salute per merito dello staff medico) hanno tutti esperienza e formazione nel nostro calcio: Hamsik e Cavani sono alla loro sesta stagione in A, il campionato più brutto d’Europa (considerando il gotha del calcio continentale), ma anche il più difficile. Quello dove contano la tattica e la corsa, due caratteristiche che difetta(va)no (l’una, l’altra o entrambe) ai vari Ruiz, Yebda, Sosa, Vargas, Chavez, Fideleff, Fernandez, Uvini. Meno male che sono arrivati Armero e Calaiò, che Mazzarri in estate non ha voluto Pereira dell’Inter e che l’anno prossimo esporteremo il nostro italian style in Champions!
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