Il contratto di Cavani sta spaccando lo spogliatoio (al di là della lite vera o presunta con Inler)

Il tam tam che circola (messo nero su bianco dal sito fanpage.it) è di una lite nello spogliatoio, ieri sera, subito dopo il match perduto col Bologna, tra Inler e Cavani. I due sarebbero venuti alle mani e Mazzarri avrebbe cercato di far paciere rimediando un graffio in faccia visto davanti alle telecamere. E fin […]

Il tam tam che circola (messo nero su bianco dal sito fanpage.it) è di una lite nello spogliatoio, ieri sera, subito dopo il match perduto col Bologna, tra Inler e Cavani. I due sarebbero venuti alle mani e Mazzarri avrebbe cercato di far paciere rimediando un graffio in faccia visto davanti alle telecamere. E fin qui siamo al si dice, al gossip più o meno confermato dietro le quinte. E, come tale, ci interessa fino a un certo punto.
Ma a una notizia si può arrivare da diverse strade. A noi piace sempre quella del ragionamento. E la riflessione ci conduce dritti al punto: il contratto di Edinson Cavani, un contratto a gettoni per cui il Matador più segna più guadagna. Ne avevamo già scritto. Due volte per l’esattezza. Una prima quando, contraddicendo quanto sbandierato da due anni sul logoramento da doppio impegno, Mazzarri ha schierato l’uruguaiano al centro dell’attacco nell’inutile gara di ritorno contro il Psv Eindhoven. È bene ricordarlo, a soli tre giorni dal match clou di Milano contro l’Inter. «Mi ha chiesto di giocare e l’ho accontentato. Anche perché lui rende di più se gioca sempre», queste le parole di Mazzarri. Davvero? E allora perché, a quattro giorni dal match scudetto contro il Milan, due anni fa, non lo schierò nell’allora determinante partita di ritorno contro il Villarreal in Europa League?
Sappiamo com’è andata. Abbiamo perso in casa col Psv (inutile, non per lui, il gol di Cavani) e tre giorni dopo abbiamo perso contro l’Inter.
E dopo Milano abbiamo scritto per la seconda volta del contratto di Edinson. Perché ci è parso, anzi mi è parso, evidente il suo fastidioso atteggiamento nei confronti di Insigne, catechizzato malamente ogni qual volta osasse non passare palla al centravanti.
Perché se è vero che qui nessuno vuole mettere in discussione Cavani (non siamo pazzi), c’è da sottolineare che la sua pretesa (al fine di monetizzare) di essere il finalizzatore unico della squadra rende il nostro gioco d’attacco molto più prevedibile e mortifica le possibili alternative a disposizione degli altri calciatori del Napoli.
Anche ieri sera Cavani ha lanciato sguardi truci a chiunque finisse col cercare la soluzione personale invece che imbeccare lui per la battuta a rete. Una situazione quantomeno tragicomica, figlia della natura contrattuale che lega Cavani al Napoli. Per carità, Edinson è il nostro leader indiscusso, ma è il leader di una squadra. E il Napoli vince se e solo si comporta da squadra. Da solo non vince nessuno. Non vinse Lui, figuriamoci il pur eccellente Cavani.
La situazione, evidentemente (al di là della veridicità della lite tra Cavani e Inler), ha superato il livello di guardia. Del resto le prime avvisaglie ci sono già state. Subito dopo il largo successo sulla Lazio (con tripletta del Matador) fu proprio Inler a rilasciare dichiarazioni che ai più attenti parvero sibilline: «Il Napoli non è solo Cavani – disse – Segna tanto perché ha alle spalle una squadra forte che gioca per lui». Il Napoli allora era lanciatissimo e i più non vi prestarono la dovuta attenzione. Anche se, proprio dopo quella partita, fu d’Esposito a scrivere qui del cannibalismo di Cavani che volle tirare lui il rigore procurato da Insigne e lo sbagliò. Adesso, però, il problema è affiorato in superficie. Prima il Psv, poi la “cazziata” a Insigne, ieri sera i rimbrotti ai compagni, e lui che non la passa praticamente mai.
Il giocattolo non si è definitivamente rotto, ma si è lesionato. E solo il legittimo proprietario ha gli strumenti a disposizione per ripararlo.
Massimiliano Gallo

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