Il goal di Marek Hamsik vale la vittoria dell’onestà sul malaffare. Ma come: il Napoli simbolo dell’onesta, e, soprattutto, il Chievo del malaffare? Sì, proprio così. A due giorni dai deferimenti di Grava, Cannavaro e del club azzurro, il successo sui veronesi assume anche questo valore. Onesti contro disonesti.
Intendiamoci. Il Chievo, come società, non c’entra nulla. Ma come ambiente sì, eccome. C’era nei primi anni del duemila una favola nel calcio italiano: la squadra di quartiere di una città di provincia che arriva nella massima serie. Competenza, lavoro, dedizione: questo il mix di valori con i quali la Cenerentola della serie A competeva con i vagoni di milioni spesi dalle società concorrenti.
Una favola, appunto. Perché nello spogliatoio clivense, quello del miracolo italiano, si formava un nucleo di primo piano di quello che diverrà la centrale del calcio scommesse portato alla luce dalle Procure di Napoli, Bari e Cremona. Cioè quella congerie di calciatori ed ex calciatori impegnati a infiltrare gli spogliatoi e a tessere le trame per l’organizzazione delle combine. Chi sono quelli del Chievo? Vado a memoria: Silvio Giusti, i fratelli Cossato, Sergio Pellissier e Matteo Gianello.
Ecco, è proprio grazie al suo ex portiere se il Napoli rischia un punto di penalizzazione e Grava e Cannavaro il pensionamento anticipato. Napoli è una piazza particolare, sarebbero migliaia i canali possibili di contatto tra i tesserati azzurri e criminali interessati a truccare le partite. Che so, un camorrista della Loggetta potrebbe provare a fare pressioni su Cannavaro, che è originario del quartiere. O qualche trastolista dell’alto casertano avrebbe potuto avvicinare Gianluca e provare l’inguacchio.
Invece no, nei guai ci finiamo per uno che viene da Bovolone, provincia di Verona, cuore del Veneto industrioso. Uno con i capelli impomatati e le sopracciglia tirate, che dopo tre stagioni da terzo portiere ha salutato la piazza con questo guaio, facendoci rivalutare tutti i luoghi comuni calvinisti sull’effetto vizioso dell’assistenzialismo. Uno “in contatto vertiginoso” (pm dixit) con un milanese come Michele Cossato e un carrarese come Silvio Giusti.
Grava e Cannavaro, poi, sono nei pasticci per non aver denunciato Gianello. Ma alla proposta di combine avevano detto no. Insomma, loro, due terroni, che si rifiutano di lucrare su un illecito. L’altro, il veronese, che li tentava.
Napoli, una volta tanto, a rappresentare la legalità sei tu. E hai vinto.
Roberto Procaccini