C’è mezzo Napoli a Miami. Sono sbarcati Hamsik e Gargano, fino a qualche giorno fa c’era Dzemaili e tra qualche ora arriverà anche Fernandez che partirà per una crociera. Soprattutto c’è lui: Ezequiel Lavezzi, prossimo attaccante del Paris Saint Germain. Il Pocho è in Florida e nella notte ha giocato nel Sun Life Stadium dei Dolphins la terza gara di beneficenza per la Fondazione di Leo Messi. Dopo Cancun e Bogotà l’argentino si è spostato negli Stati Uniti dove ha giocato con Hamsik e Cavani. È stata la partita del congedo per il tridente delle meraviglie che ha fatto decollare il Napoli negli ultimi due anni. Lavezzi è sereno, sorridente e il suo epilogo in maglia azzurra con il raggiungimento degli ottavi di Champions ma soprattutto la conquista della Coppa Italia è stato più che degno. E il pianto all’Olimpico di Roma alla fine della gara è stato decisamente eloquente per i tanti suoi fans che lo hanno sostenuto nelle sue cinque stagioni napoletane. Sarebbe stato l’addio e addio sarà. Mancano gli ultimi dettagli ma l’operazione è in dirittura per una cifra che si aggirerebbe intorno ai 28 milioni di euro, circa 3 milioni in meno rispetto alla clausola rescissoria fissata dal Napoli. Al Pocho andrebbero 4 milioni di euro netti a stagione esclusi i bonus e un premio per la vittoria della Champions che è intorno ai 250 mila euro.
Lavezzi, ha mai pensato di chiudere il suo periodo napoletano con lo scudetto?
«Certo, c’è stato un momento in cui quest’ anno ci abbiamo creduto concretamente. Ricordo le cinque vittorie di fila a febbraio, poi le sconfitte contro la Juventus e la Lazio hanno ridimensionato decisamente i nostri sogni di gloria. Abbiamo perso troppi punti in casa: penso al pareggio contro il Cesena e a quello contro il Catania. Se vuoi vincere il campionato queste partite non le devi sbagliare».
Sono passati cinque anni dala sua presentazione a Castelvolturno. Lei era ben vestito con qualche chilo di troppo e indossava un abito scuro e senza il pizzetto. Se la ricorda?
«Certo che ricordo, ero al tavolo con Pierpaolo Marino e con Hamsik, che invece si presentò con il borsello, una polo e gli shorts. Diciamo che il mio look è decisamente migliorato da quando vivo in Italia. Qui la moda è cultura e a me piace molto fare shopping. Nel Napoli quello che deve imparare a vestirsi meglio (e sorride) è De Sanctis. Gli altri sono ok».
Allora va a Parigi, è fatta? Contento?
«Sulla trattativa non so molto. La sta conducendo il mio agente. Di Napoli porto nel cuore lo straordinario affetto della gente, a volte, consentitemelo, eccessivo ma che rende la città particolare. All’inizio del mio periodo napoletano c’era qualcuno che storceva il naso, dicevano che ero grassottello e non ero molto considerato poi ho guadagnato credito e simpatia tra la gente. Il Napoli mi ha lanciato e mi ha dato grande visibilità a livello internazionale».
I portali francesi fanno sapere che il Psg è interessato anche a Cavani.
«Non saprei ma so che Edi si trova molto bene a Napoli».
Che effetto le fa sapere o immaginare un ritiro senza la maglia azzurra?
«Certo sarà una novità. Ricordo i ritiri in Austria con Reja ad Hermagor e a Jennersdorf. Poi siamo andati a Lindabrunn con Donadoni e poi in Trentino con Mazzarri. Sono tre allenatori che mi hanno insegnato molto».
Ecco ci dica che cosa le hanno lasciato ?
«Reja è stato come un padre, il mio primo allenatore in Italia. Con me usava la carota e il bastone. Si divertiva anche a ”sfruculiarmi” quando portavo i capelli lunghi ma lo ricordo con affetto. Lui mi consentiva di muovermi con grande libertà in avanti e questo mi ha consentito di ambientarmi subito contro le difese italiane che, si sa, sono molto più dure di quelle sudamericane. Di Donadoni ricordo che mi portava in disparte a fine allenamento e mi diceva che cosa dovevo migliorare. Con Mazzarri siamo stati bene, ci siamo divertiti ed abbiamo coronato con dei buoni risultati tutti i sacrifici degli anni precedenti».
A Parigi ci saranno pure la Tour Eiffel e il Louvre ma si rende conto che cosa perde lasciando Napoli?
«Per ora so solo che lì non c’è il mare ma c’è un fiume, la Senna… Sono due città completamente differenti: Napoli è una città di mare, Parigi è una città più interna dove ci sono tante attrazioni e dove, immagino, potrei godere di più della mia privacy. Ora vi saluto. Au revoir, ciao».
Fonte: Il Mattino