Ben venga la ruota panoramica, altrimenti ha ragione il serial killer Funiculì funiculà

Lo confesso. Quasi un decennio di lontananza mi ha reso notevolmente meno attento alle cose napoletane. Lo so, e me ne accorgo soprattutto quando lo zio Maurelli (invero adesso papà) si indigna o si accalora per questioni che invece mi scivolano addosso come l’acqua. E un po’ mi dispiace. Vorrei ancora appassionarmi come lui alla […]

Lo confesso. Quasi un decennio di lontananza mi ha reso notevolmente meno attento alle cose napoletane. Lo so, e me ne accorgo soprattutto quando lo zio Maurelli (invero adesso papà) si indigna o si accalora per questioni che invece mi scivolano addosso come l’acqua. E un po’ mi dispiace. Vorrei ancora appassionarmi come lui alla vita della mia città e spero presto di tornare a farlo.

Il casus belli adesso sembra essere questo progetto degli armatori napoletani presentato in anteprima lo scorso week-end dal Corriere del Mezzogiorno. Una ruota panoramica alla Stazione marittina, sul modello del London eye o di quella tradizionale viennese. Apriti cielo. Maurelli si indigna e scrive un pezzo appassionato per smontare l’iniziativa. Abbiamo ben altro da mostrare ai crocieristi che non una ruota che nulla a che fare con la nostra città.

Non me ne vorrà, Luca, ma il suo discorso mi ricorda tanto un film a lui molto caro: “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, in cui il serial killer Funiculì Funiculà uccide – uno dopo l’altro – coloro i quali attentano alla napoletanità verace. “Napule nun’adda cagnà”, minaccia il farsesco omicida interpretato da Lello Arena. E lo fa, tra l’altro, anche in una memorabile scena con Massimo Troisi.

Ecco, il punto mi sembra proprio questo. Non si capisce bene come Napoli debba migliorare. A Napoli ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno, giornale che nel bene e nel male ritengo il più interessante, sicuramente l’unico dov’è ancora possibile dar vita a un dibattito. Eppure il mio ex direttore Demarco un difetto ce l’ha: è immobilista, forse a sua insaputa. Ricordo che ci divertimmo come pazzi con le nostre campagne contro la nuova Villa comunale, contro la gara automobilistica che Pecoraro Scanio voleva – probabilmente irresponsabilmente – organizzare in via Caracciolo, contro il progetto della Coppa America (ancora oggi a Napoli mi ricordano per il farfallario). Campagne di stampa efficaci, ma sempre contro.

Nel corso del tempo, allontanatomi da Napoli, ho maturato un’altra convinzione: qualsiasi cosa si faccia, è fatta bene. Tutto è meglio di un immobilismo che oggi mi appare inconcepibile e anacronistico. La ruota panoramica alla Stazione Marittima? Ok, almeno fatela. Volete dar vita a un trampolino che dalla certosa di San Martino ci porti in picchiata in mezzo al mare per una gara internazionale di toboga? Fatelo. Una fiera perenne del porno al posto dello Sferisterio? Subito. E potrei continuare all’infinito.

In una città che, da lontano, reputo immobile, va bene tutto. Basta che si faccia. Mesi dopo, i napoletani ancora si lamentano della ztl in via Caracciolo. E che sarà mai? Il movimento fa bene a una città. Poi, magari, se la ruota non ci piace, tra due anni la toglieremo. Il punto, invece, è che tra due anni – se tutto va bene – staremo ancora qui a parlarne.
Massimiliano Gallo

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