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Così Napoli e la Federico II hanno realizzato un’università e un ospedale (che funzionano) in Uganda

(L’Accademia dei Lincei ha assegnato alla Federico II (prima università nella storia) il premio Feltrinelli di 250.000 euro “per un’impresa di eccezionale valore morale e umanitario”).

Questo è il racconto di un sogno diventato realtà. Perché a sognare era un uomo speciale.

Natale del 2003. All’incirca le due del pomeriggio. Sono terminati i lavori di un convegno. Ricordo lucidamente il gesto di Luigi. Mi prende sotto il braccio. Con la sua travolgente umanità. Con lo sguardo dei momenti in cui una nuova avventura lo prende. “Guido, andiamo a mangiare una pizza. Ti devo parlare di un bellissimo progetto.” Odio andare a pranzo. Ma Luigi è Luigi. Impossibile dirgli no. Così lasciai l’auto di servizio e montai sulla sua mitica vespetta.

Cinque minuti ed eravamo lì. Compressi nella folla di una pizzeria. Rocco e i suoi fratelli. Avvolti dal vocio assordante tipico dei locali napoletani.

Luigi agitato come sempre. E come sempre “agitogeno”. Ci sedemmo e cominciò il suo racconto. Nel suo stile. Il pensiero mediato dalla partecipazione emotiva che diventa un fiume di parole. Districarsi non e’ sempre agevole. Luigi è un fior di pediatra. Ed un cattolico del fare. Non del contemplare. Uno di quelle personalità affascinanti che ogni tanto si incontrano nella vita. Il suo motto è quello del cardinale Martini “Siate generosi senza paura: la bontà aiuta a vivere meglio“.

Comincia a scorrere il torrente delle parole: “Abbiamo messo su un intervento in Uganda contro la malnutrizione infantile … Ho preso contatto con le autorità locali … Lì serve una Facoltà di Medicina … La situazione sanitaria della regione è gravissima…. Soltanto 28 medici per 5 milioni di persone … La terribile guerra dei bambini … “. Lo ascoltavo come sempre capita con lui. Cercando nell’alluvione delle parole di cogliere il nocciolo. Il filo. Nel frattempo era arrivata la margherita bollente. “Luigi fammi capire. Che cosa dobbiamo fare? Io ho un pessimo ricordo della cooperazione nel caso della Somalia.” E lui: “Dobbiamo costruire fisicamente una Facoltà di Medicina a Gulu… Poi impiantare la didattica sul posto… Lì servono medici come il pane… Ho avuto una spiata …possiamo avere una nave di riso… circa 790.000 dollari….”
Questo fatto della nave di riso mi è rimasto impresso. Lo guardavo stupito. «Una spiata? Una nave di riso? In che casino mi infila Luigi?» Intanto il suo entusiasmo mi contagiava. Dopo l’ultimo pezzo di cornicione l’impegno era preso. L’avventura era iniziata. Il progetto Gulunap era nato lì, in quella pizzeria.
“Ok. Mi hai convinto. Ci vediamo domani alle 8.30 in rettorato. Avviso anche Peppe”. E cominciammo davvero.
Al centro Coinor della Federico II, diretto da Peppe, l’attuazione amministrativa del progetto. Luigi ne era il responsabile. In breve molti furono attratti dal fascino umanitario del sogno di Luigi. Non elenco i nomi dei tanti che diedero il loro contributo. Luigi tornò in Uganda per definire i dettagli della convenzione. Siglata a maggio 2004. Nel frattempo il lavoro procedeva. Gli ostacoli amministrativi erano infiniti. Non esistevano procedure. E Luigi lì, sull’ uscio del mio studio. Ansiogeno.
Penso, ad esempio, alle difficoltà che incontrammo per spedire a Gulu due pullman. Che cosa fu trasportarli da Napoli in Uganda che non ha mare attraverso il Kenia per 800 chilometri! Uno arrivò. L’altro fu smontato e se ne fecero pezzi di ricambio. Che avventura la gara per l’acquisto di 50 computer direttamente in loco. I problemi assicurativi poi. Solo una compagnia svizzera accettò le condizioni. Le lezioni, la pratica chirurgica a distanza. Attraverso un sistema satellitare gestito interamente da Napoli. Peripezie amministrative. Equilibrismi burocratici. Tutto avendo come interfaccia una realtà fragile come quella africana. Dette così sembrano banalità e invece …che fatica…e che fatica , per me e Peppe, arginare l’esuberanza di Luigi così allergico alla ottusità delle regole. “Guido, qui ci blocchiamo … devi intervenire tu…”.

Le forze locali diedero un contributo insostituibile. Il governo ugandese mise il suo massimo impegno.

Riuscimmo a coinvolgere svariati enti. Non demmo tregua a nessuno. Ci trovammo a fianco il Comune, la Provincia , la Regione, i Rotary , privati cittadini, i docenti che regalarono 60 biciclette….

Ma il contributo determinante venne dalla Federico II. Che non fece mancare alcuna forma di sostegno. Anche finanziario.

Alla fine, magicamente, il 4 ottobre del 2004 fu inaugurata la Facoltà di Medicina di Gulu. Costruita su preesistenze fatiscenti. Operando nel pieno delle insicurezze determinate da una guerra ventennale.

Aule, biblioteca, laboratorio multimediale, laboratori clinici, una residenza per studenti….I docenti della Federico II tenevano i corsi.

I risultati sono arrivati. Oltre le più rosee previsioni. A gennaio 2012 in totale si sono laureati 156 medici ugandesi. Lavorano tutti in Uganda. Due hanno occupato un ospedale semidistrutto a Kitgum. Un altro ha fondato una Scuola per Infermieri. Molti appena laureati effettuano da soli importanti interventi di chirurgia generale. Quattro hanno partecipato ad un importante studio per la terapia della gravissima disidratazione del bambino, pubblicato su New England Journal of Medicine .

In conclusione il sogno di Luigi è oggi una realtà. È stato raggiunto l’obiettivo principe di ogni aiuto allo sviluppo, raramente raggiunto. Quello di rendere autosufficienti i soggetti aiutati. La struttura oggi non dipende più dall’aiuto italiano.

Il prestigioso premio Feltrinelli “per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario” conferito al progetto Gulunap è stato un suggello straordinario .

L ‘importante e’ non smettere mai di sognare. E questo non accadrà finché ci saranno uomini come Luigi.

Guido Trombetti (tratto da la Repubblica di oggi 12 maggio 2012)

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