Sabato di Pasqua a Roma, contro la Lazio, aspettando la resurrezione del Napoli dopo l’infelice notte di Torino. Sfida diretta per il terzo posto con la Lazio al riparo dei tre punti di vantaggio e il Napoli “obbligato” a vincere per saltarle addosso mentre, alle spalle, è più vicina la Roma (a un punto dagli azzurri) e l’Inter tenta la rincorsa (4 punti dietro). Il campionato, con otto giornate ancora a disposizione, va alla resa dei conti. Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è. Il Napoli deve esserci per non chiudere la stagione con qualche rimorso.
Ma né la Lazio (tre sconfitte nelle ultime quattro partite), né il Napoli (due punti nelle ultime tre) se la passano bene. Due squadre in emergenza per infortuni e squalifiche. La Lazio senza Klose, Matuzalem, Radu, Dias e Lulic. Il Napoli privo di Maggio, Gargano, Zuniga. Formazioni da inventare. Reja aiuta la difesa con due mediani a protezione (Brocchi e Ledesma) e lascia avanti una sola punta di ruolo (il guastatore Rocchi) assistita da tre centrocampisti che sanno fare gioco. Mazzarri deve inventare un Napoli nuovo, ma ancora con i tre tenori chiamati a riscattare la serata di “assenza” contro la Juve.
Le ipotesi sono due: difesa a quattro oppure difesa a tre e centrocampo a cinque con due terzini sugli esterni (Campagnaro e Aronica) per avere più intensità nella zona dove nasce il gioco e impadronirsi del match, infoltendo la difesa se occorre. Ma se prevarrà la tentazione di schierare dall’inizio Pandev, allora sarà tutt’altra squadra. Il macedone dietro Lavezzi e Cavani, Hamsik sulla linea mediana con Dzemaili e Inler, la linea di difesa con Campagnaro, Cannavaro, Britos e Aronica (e perché non Fernandez al centro?). E’ una formazione più coraggiosa a patto che a centrocampo i tre della linea mediana, tutti votati all’offensiva, facciano gli incontristi, mancando l’aggressività e il pressing di Gargano. Convince più l’ipotesi del centrocampo a cinque per imporre una superiorità numerica nella zona e aiutare i tre mediani centrali che non sono marcatori, ma Mazzarri sa quello che fa. Restano le incognite di un assetto mai collaudato e l’eventuale impiego “avanzato” di Campagnaro e Aronica.
Alla Lazio basterebbe anche il pareggio per proteggere il terzo posto, ma mercoledì andrà a Torino contro la Juve e allora dovrà puntare alla posta piena per evitare la rimonta di chi insegue. La squadra romana ha il calendario più impegnativo (le trasferte di Torino e Udine). Il Napoli è messo meglio sino alla trasferta contro la Roma.
Ma calcoli non se ne possono fare più. Ogni partita, contro grandi e piccole, sarà una finale, come ama dire Mazzarri. E la “finale” contro la Lazio è quella che può valere la stagione, in palio un’altra chance per la prossima Champions dopo avere fallito ripetutamente l’aggancio alla terza posizione con i pareggi contro Udinese e Catania e la resa di Torino.
Se il Napoli riprende vigore supplirà anche alle assenze (pesanti quelle di Maggio e Gargano), ma dovrà ritrovare lo slancio delle giornate migliori e un salto di rendimento dei tre tenori piuttosto sfiatati da qualche tempo. Reja conosce bene il Napoli e l’ha già gabbato, ma la formazione azzurra inedita potrebbe imbarazzarlo con i ritocchi obbligati di Mazzarri all’assetto tattico dei suoi. Si aspettano buone notizie mentre cinque giocatori sono a rischio squalifica (i diffidati Cavani, Inler, Cannavaro, Britos, Aronica). Niente magliette sollevate, nessuna protesta, al bando i falli inutili. E il secondo attacco del campionato deve tornare al gol (neanche un tiro in porta contro la Juve) perché il peso del match non ricada sulla difesa (che ha i suoi problemi). Forse sarà una partita tattica, di quelle che il Napoli non gradisce, che sarà risolta da un colpo di genio, Hernanes da una parte, Cavani o Lavezzi da quest’altra. Diamoci da fare, guagliò.
Mimmo Carratelli