ilNapolista

Chi si è “meritato” Londra, ci ha fatto spesso squalificare il campo

Rabbia e sconforto. Questo provo, dopo sei gol e uno striscione di rara stupidità apparso in Curva A al San Paolo. Quella curva che io – affezionato alla B perché sempre lì sono andato – ammiro spesso per una maggiore capacità di urlare e tifare. Eppure proprio da lì è arrivata quella lenzuolata di idiota arroganza. Non quella dei potenti, ma dei prepotenti, di chi ha ammazzato il sogno di molti tifosi con la violenza e ora lo rivendica pure.Un’ammissione, anzi una rivendicazione di colpa che conferma l’inchiesta di Ilaria Puglia e le decine di testimonianze di quella notte in fila per inseguire un sogno, per entrare a Stamford Bridge. Con quelle parole, si ammetteva che nella vendita dei biglietti per Napoli-Chelsea si erano verificati dei reati.

Lo ammetto, all’inizio ho sottovalutato tutto. Io ad andare in Inghilterra ci avevo rinunciato, proprio come avevo acconsentito a pagare 100 euro per l’andata. Si chiama rassegnazione a un paese e a una città che ci ha abituati agli eccessi, in positivo e in negativo. E invece no: perché se Aurelio De Laurentiis rimane nella legalità- ma non nella moralità, a mio parere: e lo dice uno che venera il presidente- quando alza di quasi il 100% i biglietti, quei gruppi che assalgono cittadini come loro, tifosi come loro (anzi molto meglio di loro: facevano la fila e rispettavano tutti), sono solo criminali. Chiamiamoli così, non meritano l’appellativo di tifosi, non amano il Napoli né la città: altrimenti si preoccuperebbero, come noi, di tenere alto l’orgoglio partenopeo.

Perché su al Nord aspettano solo questo: ricordare che a Milano, per la finale di Champions, bivaccarono due giorni e due notti per comprare i biglietti, ma nessuno saltò file, nessuno aggredì, nessuno sbagliò. Proprio loro, che della nostra camorra sono gli utilizzatori finali, che si beano delle ricchezze create da chi al Sud si sporca le mani. Nelle attività oneste come in quelle disoneste. E questi quaquaraqua, questi “caporali” di curva, questi uomini meschini razziano biglietti e malmenano tifosi veri per una presunta superiorità morale. Non vorrei neanche mettermi a spulciare la bacheca dei trofei, proprio no. Ma in casa mia s’è fatto l’abbonamento in serie C, si è andati a Sora e San Giovanni Valdarno. Ma vi dico di più: allo stadio ci sono andato nell’anno della retrocessione dei record, col Napoli già matematicamente in B, contro Udinese e Bari (vado a memoria) e prima m’ero visto 9 gol presi a Roma (tre dalla Lazio, sei dalla Roma), tre contro il Brescia e pure il Napoli-Vicenza in cui inneggiai a Stojak neanche fosse Cavani. Cos’è, allora io a Londra dovevo vedere gli ottavi di ritorno accanto a Frustalupi? Ma faciteme ‘o piacere.

Mentalità. Vi riempite la bocca di questa parola, eppure ricordo che nel periodo più nero questi presunti veri tifosi ci facevano squalificare il campo. Ricordo come venivamo trattati noi che avevamo la colpa (?!?) di non far parte di alcun gruppo organizzato. Mentalità è portare in alto il nome della nostra città: combattere la camorra, ad esempio. Non solo quella che spara, ma anche quella che è dentro di noi. La mia, che mi fa stare davanti al pc per provare a comprare il biglietto tanto agognato e che non m’ha fatto tirar fuori le palle per andare lì in fila e affrontare questi fenomeni. Quella dei “gruppi” che sono così “tifosi” da non mettersi neanche in fila. Che eroismo, che passione ci vuole nell’arrivare ore dopo e scacciare uomini indifesi e civili? Quella di un governo cittadino che chiude un occhio e mezzo di fronte a questo scandalo. Quella delle forze dell’ordine che continuano- a Genova nel 2001 come a Napoli nel 2012- a tollerare mele marce che ne tradiscono i valori e i doveri. Quella dei tifosi che hanno comprato il biglietto illegalmente, da un bagarino magari, o che l’hanno chiesto ad amici di amici di amici come restituzione di un favore. Napoli e il Napoli vanno difesi. Siamo una grande città con cultura e sensibilità uniche: ma sono loro, poi, ad esportare la nostra immagine. E allora cominciamo a isolarli. Non basta il silenzio, non è né elegante né utile l’indifferenza. La curva B, ad esempio, non ha esposto quello striscione. Sono pavidi o in disaccordo con i dirimpettai? Ce lo facessero sapere, lo scrivessero e urlassero. E così tutti coloro che in curva A sono in disaccordo con i latori dello striscione (per chi non ricordasse, recitava: “Gela, Alzano, Atene, Sora…Se cerchi nel cassetto di queste partite non trovi un biglietto. Londra la meritiamo noi”) Facessero davvero i tifosi. E così tutti gli altri settori, così tutti noi. Milioni di napoletani si pronuncino. Con un appello da firmare, con striscioni, con manifestazioni. La camorra si batte così, con una battaglia culturale. Sapete che c’è? A voi che andate a Londra cavalcando l’onda della vostra arroganza impunita, della vostra criminale prepotenza, dico che voi sarete pure allo stadio, ma accanto al Napoli, e a Napoli, ci saremo sempre e solo noi.
Boris Sollazzo

P.S.: Presidente, dirigenti e giocatori non hanno responsabilità. Ma anche a loro chiedo una presa di posizione. Aurelio, pretendi l’efficienza della vendita on-line, consegna la vendita dei biglietti alle banche, studia, come fai sempre, l’efficienza della distribuzione estera. Walter e Riccardo, parlate con la vostra abituale sincerità, quando ci chiamate a raccolta per avere il nostro appoggio, che mai vi abbiamo negato. Matador, Pocho, Mota, Marekiaro, Capitano, Morgan, Totò a voi basta una maglietta, un’esultanza, una dichiarazione. Insieme si vince. Sul campo, ma anche fuori.
Boris Sollazzo

ilnapolista © riproduzione riservata