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Caro Pocho, più ti farai vedere in giro, meno si paralizzerà la città

Insomma, per Lavezzi l’unica nota dolente di questi 5 anni a Napoli è la pressione – asfissiante – dei tifosi. “Vorrei vivere un giorno solo di normalità – sono le parole del Pocho a Fabrizio Salvio che lo intervistava per il numero di Sportweek ora in edicola -. Vorrei uscire per una volta come una persona qualunque, prendere un caffè, fare una passeggiata con la mia donna, portare mio figlio al cinema – continua – senza bisogno di camuffarmi. Nascondermi. Scappare”.
La questione non è nuova. E’ già emersa per lo stesso Lavezzi, ne soffrono gli altri tenori, ha riguardato in passato altri tesserati (anche meno prestigiosi) del club azzurro. Che fare? Possibile che dei ragazzi, per quanto ricchi, non possano godere di una quotidianità fatta di piccoli gesti, anche banali?
Napoli è una città complessa, la sua capacità di amare (e di odiare) è proverbiale. Ma sarebbe errato ridurre il discorso alla sola società napoletana. Il fatto è epocale: come ha scritto Houellebecq, la società moderna venera personalità quali rockstar, attori e atleti più di quanto accadesse in Egitto con i faraoni-semidei. Nella Roma imperiale i cesari le statue se le alzavano a loro spese, oggi a Totti è bastato uno scudetto per essere immortalato in migliaia di tatuaggi sulla pelle dei romanisti. Robbie Williams, che non vive sulle sponde del golfo, ha più volte rimpianto l’anonimato. Scommetto che anche Leo Messi non possa permettersi di passeggiare liberamente per Barcellona.
Allora, tornando alle questioni napoletane al netto delle considerazioni epocali, che devono fare Lavezzi e gli altri, arrendersi? In parte sì: il successo comporta la notorietà, e la notorietà comporta dei fastidi, amen.
Ma c’è almeno un modo a mio avviso (forse ce ne sono di più), per controbilanciare il fenomeno. Guardiamo al fatto in termini economici: le star del Napoli sono un bene raro sulla piazza (intesa como luogo della città, non come metafora). La cattiva allocazione dei tenori fa impennare il valore del loro incontro. Avete mai incrociato Lavezzi al bar? Hamsik al cinema? Cavani in pizzeria? Per la maggior parte di voi la risposta sarà “no” e la possibilità che avvenga una delle tre circostanze remota, ed è per questo che, il giorno in cui dovesse accadere, non resisterete alla tentazione di chiedere un autografo, una stretta di mano, una foto o tutte e tre le cose insieme. Ma se dovesse cominciare a capitarvi più spesso di incrociare una delle stelle azzurre, o per lo meno fosse normale uscire di casa sapendo che possa capitare, l’eccitazione dell’incontro sarebbe minore. E forse, quello che oggi per i giocatori è un problema esistenziale, diverrebbe un fastidio di minor conto.
In poche parole, caro Pocho, abituaci all’idea di vederti in giro, e magari la prossima volta che vai a via Chiaia non si paralizza la città.

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