I fatti. Il sindaco Luigi de Magistris ha confermato in mattinata, nel corso di un incontro con la stampa a Palazzo San Giacomo, che coinvolgerà l’ex presidente di Asìa, il torinese 38enne Raphael Rossi, non solo come referente locale dell’osservatorio Rifiuti 2020, (che di fatto è stato fondato a livello nazionale da Rossi), ma come responsabile di una struttura anti-corruzione e manager in un’altra municipalizzata.
Quest’ultima offerta riguarda la carica di direttore generale delle Terme di Agnano, ma Rossi scioglierà la riserva nelle prossime ore. Nerssuno entra nel merito dei motivi di dissenso che pure, dialetticamente, hanno contrassegnato gli ultimi mesi di Rossi. Resta però sullo sfondo la vicenda dei 23 ex dipendenti dei consorzi che premono per essere assunti in Asìa, pur privi dei diritti per ottenere quel posto, ma forti dell’appoggio di alcuni dirigenti e sindacati: una questione su cui Rossi aveva posto la sua netta contrarietà. Elementi che restano sospesi. L’unica cosa certa è che Rossi dice chiaro e tondo: “Non mi aspettavo questa revoca”.
Il clima del “non detto” si arroventa dopo un’ora e mezza di conferenza in cui il sindaco, e poi Rossi e il suo successore Raffaele Del Giudice, accanto al vicesindaco Tommaso Sodano, hanno parlato in tono garbato e diplomatico. Momenti di tensione alla fine, quando i relatori fanno per andarsene: non sono previste – stranamente – le domande dei giornalisti, e in più il sindaco mostra di non gradire il garbato dissenso di una cittadina che appare molto impegnata e irritata, Maria Muscara’, già attiva nella rete civica delle assise di Palazzo Marigliano e dei Cicloverdi. La Muscarà esordisce dinanzi a decine di giornalisti: “Ora sindaco lei se ne va senza accettare domande? Ma dopo che avete parlato per un’ora, le spiace dirci perché Rossi, di cui lei continua a parlare benissimo anche oggi, se ne va da Asìa? Perché non deve più occuparsi di rifiuti mentre ci ha fatto credere e tutti abbiamo creduto che eravamo sulla strada giusta?”.
De Magistris prima replica: “Qui eravate abituati in altro modo, troppo tempo a parlare, le cose sono cambiate, devo anche lavorare”. Poi, dinanzi alle domande incalzanti della cittadina e dei cronisti, che chiedono chiarimenti, il sindaco è costretto a tornare seduto e a spiegare, più o meno pazientemente, nei dettagli il suo punto di vista.
“Mi rendo conto che abbiamo fatto una rivoluzione che non tutti capiscono. Una squadra è una squadra che gira, e non abbiamo tanti uomini e donne che possono fare sia una cosa che l’altra – sottolinea il primo cittadino – . Ma non per questo un cambio di posto significa rimangiarsi le cose dette. Allora, tra pochi giorni, farò degli aggiustamenti di deleghe in giunta, e quelle non saranno mica da tradurre come bocciature o promozioni? Si cambia perché è strategico così. Comunque non mi fate dire tutto, io ho tanti amici, ma anche tanti nemici e quindi non voglio scoprire tutti i miei piani”.
Quanto al merito dello strappo – tutto da ricostruire tra sindaco e Asia – il sindaco sottolinea. “Raphael si è reso conto oggi che non va in pensione, nessuno lo ha mandato via. Capisco la domanda legittima: se sa fare bene i rifiuti, perché fargli fare altro? Allora dico: perché è bene mettere le esperienze a patrimonio, camminando camminando si sperimentano nuove soluzioni, anche io non sono nato sindaco, mi ci sono trovato e lo sto imparando”. Aggiunge il sindaco: “Al vertice di Asìa gli succede Del Giudice, che, un po’ più nell’ombra, ma ha fatto lo stesso importante lavoro di Rossi (è una frecciatina?, ndr). Ripeto che non ci sono promozioni o bocciature. Si può anche cambiare gioco, nell’ambito di questa rivoluzione che ha messo la legalità al primo posto, perché qui continua l’azione che gli elettori hanno voluto, continua questa linea di “scassamento” e di rottura. E quindi è giusto che ci sia una maggiore articolazione”.
Sorridente e diplomatico appare Raphael Rossi. Che usa toni soddisfatti sui risultati raggiunti da Asìa nei sei mesi che vanno sotto la sua direzione, ma si dice “non contento del tutto, perché comunque ci sono altri obiettivi da raggiungere”. Rossi non manca di rimarcare – per 3 volte in 14 minuti – che il cambio al vertice di Asìa “non era previsto, il sindaco ha deciso così, di darmi un altro ruolo”, anche se ovviamente l’enfant prodige della managerialità applicata ai rifiuti non ci trova “nulla di anormale”. E un po’ sibillinamente, quasi a fornire indizi, aggiunge: “Avevo troppi potere concentrato nelle mie mani, era normale che prima o poi si tornasse a un agestione più ordinaria. Io, in Asìa, non facevo solo il presidente, ma di fatto anche l’amministratore delegato (ruolo svolto da Daniele Fortini già al tempo della Iervolino, poi confermato da de Magistris ndr)”. Aggiunge, per esser chiaro: “In pratica decidevo io se assumere oppure no, se licenziare oppure no. E qualcuno purtroppo lo abbiamo dovuto licenziare per truffe assicurative”.
È anche questo decisionismo a tolleranza zero che ha determinato il cambio di passo? De Magistris, a scanso di equivoci lo ribadisce: “Qui la legalità e il rigore li abbiamo portati noi. Non dimentichiamoci le commistioni in passato, sul tema di ririufti in particolare, tra pezzi di istituzioni e camorra. Quini anche per le assunzioni si rispettano le regol ee si fanno i bandi”.
Poi Rossi fornisce i dati su differenziata e battaglia per i rifiuti: ” Il bilancio di questi sei mesi è straordinario, siamo partiti da una situazione nella quale c’erano migliaia di tonnellate di rifiuti a terra e abbiamo iniziato a costruire la normalità, con alcuni primati come il 65% di differenziata a Scampia, e il 22% di raccolta differenziata in città partendo dal 16,1% di maggio”. Ancora: “Avevamo sulla differenziata, alcune tappe: 340mila abitanti da coinvolgere nel 2011, 500 mila abitanti entro 2012. Abbiamo immaginato di fare, in solo 6 mesi, una volta e mezza quello che l’ex sindaco Iervolino ha fatto in 5 anni. Ovviamente ci siamo riusciti in parte, perché non c’erano risorse finanziarie. Che adesso ci auguriamo, e sono sicuro, stanno per nutrire le casse dell’azienda”.
Aggiunge: “Voglio ringraziare questa citta’. Mi hanno accolto, sia i cittadini, sia l’azienda, con amore. Voglio ringraziare il sindaco per quello che rappresenta, del potere che mi ha dato. E’ normale che una prima fase si possa chiudere. Ho rimesso il mio mandato”.
E partono i sassolini dalla scarpa: “Mi scuso con i dipendenti di Asia, avevo avanzato progetti e prospettive che ovviamente non potrò mantenere, perché ho saputo solo poi di questo cambio al vertice di Asia. Per esempio ho ridotto gli stipendi ai dirigenti, promettendo che nel 2012 che ci sarebbe stato un fattore di premialita’, ma questo ovviamente mi auguro lo facciano i miei successori”. E poi: “Ho messo l’etica e il rigore al primo posto, come nell’impostazione concordata con l’amministrazione. Rigore acquisti. Rigore negli approviggionamenti, rigore nelle assunzioni. Abbiamo sempre perseguito in questi mesi la riduzione degli sprechi e la ricerca dell’efficienza”. Un’ultima sottolineatura sulla prima nave che, entro una settimana, partirà per l’Olanda: “Ci è stato detto: non volevate il termovalorizzatore, ma mandate i rifiuti in un termovalorizzatore all’estero. È vero, sembra contraddizione, ma lo facciamo per ammortizzare su scala planetaria gli impianti esistenti, invece di costruirne nuovi. Anzi: c’è il rischio assai fondato che inceneritori e impianti pensati oggi siano pronti quando non serviranno più”. E su questi, sindaco napoletano e manager torinese sono davvero d’accordo.
Conchita Sannino (tratto da repubblica.it)