Lo abbiamo visto e abbiamo sorriso. Poi è cominciata la partita
La curva lo aspetta. Come ad ogni partita. Come tutte le settimane in cui il San Paolo accoglie gli azzurri, noi accogliamo lui. Non si prescinde dalla sua presenza. Non ne salta una. Non manca mai. Mai o quasi mai. Una l’ha saltata. E ce la ricordiamo bene. L’unica vittoria nelle ultime sei partite. Ce […]
La curva lo aspetta. Come ad ogni partita. Come tutte le settimane in cui il San Paolo accoglie gli azzurri, noi accogliamo lui. Non si prescinde dalla sua presenza. Non ne salta una. Non manca mai. Mai o quasi mai. Una l’ha saltata. E ce la ricordiamo bene. L’unica vittoria nelle ultime sei partite. Ce la ricordiamo, eccome! E ricordiamo bene della sua assenza. Ogni goal un messaggio, perché non sarebbe riuscito neanche a vedersela la partita. E quindi abbiamo fatto il nostro dovere di compagni di curva. E in quella partita di goal ce ne sono stati complessivamente sei. Mi è debitore di almeno sei messaggi. Ma inviati con il cuore. Perché di vittoria si trattava.
La curva sapeva che con la Roma sarebbe tornato. Eppure, di solito arriva presto. Di solito quando arriviamo è già in fila che ci chiama da lontano per essere raggiunto, con il suo amico inseparabile, con tanto di scuse a chi gli sta intorno per gli intrusi che sta per accogliere. Sempre col sorriso sulle labbra, che così la gente lo asseconda senza imprecare.
Eppure stavolta saliamo senza di lui. Ci preoccupiamo. Gli telefoniamo.
Dall’altro lato una voce scura e in pieno stile “zombie” mi risponde. Capisco che l’amico non è proprio in forma e dal silenzio che ha intorno, capisco che o è nel bagno del San Paolo, o non è sceso ancora da casa o se l’è presa di nuovo di festa. L’ultima si rivela quella esatta. O almeno così sembrava. “Ho la febbre. Resto a casa. Gridate anche per me”. Lo abbiamo fatto anche la volta scorsa e in effetti non è andata male. Il primo pensiero che ci balena per la testa è ovviamente quello, in caso di vittoria con i giallorossi, di pagargli noi l’abbonamento Sky a casa e gridare sempre anche per lui allo stadio. Mai dire ad un tifoso come lui, o come noi, che potrebbe portare sfiga se viene allo stadio. Ma se con un po’ di furbizia lessicale gli dici che porta fortuna se resta casa, lui resta a casa. E in fondo è la stessa cosa. Non siamo comunque così temerari e ci teniamo il pensiero per noi. Salutiamo lo sventurato amico e diffondiamo la notizia nel gruppo. L’altro pensiero che è balenato per la testa di qualcuno ovviamente è stato: “Però adda fa’ na bella cura ricostituente!”.
Ma siamo stati dei poveri ingenui. Siamo stati superficiali a pensare che un tifoso come lui poteva abbandonare il campo per due partite consecutive e siamo stati ingrati nel pensare che avrebbe portato fortuna guardarla da casa. Anche perché, purtroppo, non lo sapremo mai. Lui è apparso improvvisamente in curva, imbacuccato per il freddo, ma travolgendoci con un abbraccio di quelli fraterni, di chi era contento di averci strappato un sorriso con uno scherzo degno di David Copperfield.
Insomma, la sua partita comincia così. Sorrisi sparsi e tanta allegria.
E vogliamo ricordarlo così.
Altrimenti dovrei raccontarvi dello sguardo perso nel vuoto al liscio di De Sanctis dopo pochissimi minuti. E invece no, vogliamo ricordarlo così! Sorrisi e allegria.
Altrimenti sarei costretta a descrivervi la bocca spalancata sul momento di follia di Hamsik che per poco, a 30 cm dalla porta, non beccava il faro sopra la curva. E invece no, fatemelo ricordare così! Sorrisi e felicità.
Anche perché a questo punto dovrei riportarvi le simpatiche esclamazioni ai goal sbagliati da Osvaldo. E invece, no. Il suo sorriso e il suo incoraggiamento ci ha accompagnato anche nell’intervallo. Quando nessuno parlava più, arrabbiato per il primo tempo e concentrato già sul secondo.
Ma soprattutto dovrei scrivere di quando sul secondo o terzo goal della Roma (non ricordo perché anche io in quel momento ammetto di non essere stata molto lucida!) con uno scatto felino, con salti degno del cangurotto, lo abbiamo rivisto quattro file più giù. Per dove sia passato non si sa. Ma sicuro avrà pensato che lo scherzo non l’aveva fatto lui a noi. Ma lo scherzo lo stava subendo lui.
Quindi, vi prego, non mi fate raccontare tutto ciò.
Lasciate che io lo ricordi così. Come nel pre-partita. Sorrisi sparsi e tanta allegria.
Deborah Divertito