Lucarelli si nasce e aspetta senza polemiche

Cristiano Luca­relli, vero uomo prima di essere un attaccante vero, ha sorriso sin da quando, per la prima volta, ha do­vuto fronteggiare l’eco di presunte polemiche, liti, mugugni, varie ed even­tuali con Mazzarri. Ci pensate? Con il tecnico che lo ha voluto al Napoli. Ha riso anche un po’ ama­ro, certo, quando ha ap­preso della […]

Cristiano Luca­relli, vero uomo prima di essere un attaccante vero, ha sorriso sin da quando, per la prima volta, ha do­vuto fronteggiare l’eco di presunte polemiche, liti, mugugni, varie ed even­tuali con Mazzarri. Ci pensate? Con il tecnico che lo ha voluto al Napoli. Ha riso anche un po’ ama­ro, certo, quando ha ap­preso della sua esclusione dalla lista Champions del Napoli, ma poi ha ripreso a correre, con la testa bas­sa e quel suo modo incon­fondibile di muoversi, e ad allenarsi in perfetta se­renità: in attesa di una chance. I titoli, le acroba­zie e i gol del precampio­nato, concluso con la pal­ma di vice capocannonie­re, sono lontani; ma lui è ancora qua, a sgomitare, senza mai arrendersi.
Con la solita consapevo­lezza: Luca­relli si na­sce.

LE GERAR­CHIE – E allo­ra, storia dell’ennesi­ma vita di uno degli at­taccanti più prolifici del­la storia del calcio italiano. Pirata d’area, bucaniere e cuore d’oro, lingua pronta, pen­siero svelto, sincerità di­sarmante. La questione di questa prima parte della sua seconda stagione na­poletana è molto più sem­plice di quanto non sem­bri: gli arrivi di Pandev e Chavez lo hanno fallo sci­volare, per una questione di gerarchie, più indietro di quanto non sembrasse possibile a inizio anno. Tutto qua. Ha 36 anni, Cristiano, e così è finita che, per il momento, è toc­cato a lui farsi da parte: il macedone è arrivato a fu­ror di popolo, il giovanot­to argentino è un ragazzo da visionare e così via. To­tale minuti? Zero. Come le convocazioni: in campio­nato, Lucarelli non è mai andato neanche in tribu­na.

SERENITA’ – Problemi? Macché. Con Mazzarri fi­la tutto più liscio dell’olio. E, fatto salvo l’ovvio di­spiacere che può toccare un calciatore ancora affa­mato a ogni esclusione – il contrario sarebbe assurdo – il Che di Livorno non ha mai alzato la voce o abbas­sato lo sguardo. Perché la sua presenza, il suo ruolo, continua a essere fonda­mentale anche nello spo­gliatoio. Perché la stagio­ne è lunga e qualcosa ac­cadrà: magari sabato con il Parma? Beh, l’assenza di Pandev potrebbe velociz­zare i tempi. Ma chissà. Ci penserà da venerdì, quan­do verrà diramata la lista dei convocati.

PRECAMPIONATO – L’obietti­vo? Semplice. Riprendere il filo di un discorso inter­rotto il 27 agosto al San Paolo, dopo l’amichevole riempitiva dello sciopero giocata con il Palermo, la sua ultima apparizione: minuti e gol, 4, con le stellette di secondo mi­glior canno­niere delle amichevoli estive degli azzurri in­sieme con Hamsik e alle spalle di Maggio (5). Due reti con la Rappre­sentativa del Trentino e poi 2 con il Grosseto, di cui una in grande stile, con un’acrobazia da ap­plausi. Gli stessi meritati a Torino con la Juventus, il 22 maggio: chiusura del campionato precedente, prima da titolare dopo 8 presenze in campionato collezionate da sostituto, e gran gol per lui.

L’AMORE – Un graffio che lo fece esplodere come un ragazzino e impazzire di gioia: sia perché era riu­scito nell’intento di segna­re anche con la maglia del Napoli, dopo aver firmato cambiali di reti in tutte le altre squadre vissute; sia perché rappresentava la rinascita dopo un grave infortunio al ginocchio (contro l’Utrecht al San Paolo, unica presenza in Europa League). Questa è la forza di Lucarelli: quan­do lo dai per spacciato, lui torna e fa gol. La voglia è quella, la stessa e immu­tata. Il film merita di es­sere visto fino alla fine: con tipi come lui è impos­sibile ipotizzare un finale.
corriere dello sport

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