Lettera aperta a un sant’uomo folgorato sulla via di San Siro
Sì, lo so che il sabato vorresti uscire, dopo una settimana in cui non ci sono mai… Sì, lo so che il calcio non lo hai mai seguito… Sì, lo so che ti piace il rugby, come piace a tuo figlio che, in Africa, non si perde una partita… Sabato, però, sei stato seduto con […]
Sì, lo so che il sabato vorresti uscire, dopo una settimana in cui non ci sono mai…
Sì, lo so che il calcio non lo hai mai seguito…
Sì, lo so che ti piace il rugby, come piace a tuo figlio che, in Africa, non si perde una partita…
Sabato, però, sei stato seduto con me sui gradini della scala dello studio..
Sabato abbiamo prenotato la pizza; la mia rigorosamente “marinara”, la tua una “reginella”, quella che ha il cornicione con la ricotta…
Non hai detto nulla, neppure una parola, non un lamento “per un’altra serata passata in casa”…
Hai capito che la partita era grossa e che c’era tensione, nell’aria, nelle parole, nei gesti… Che si aspettava di cominciare…
Quando sono arrivati gli altri e hanno invaso la casa (ma chi dice che l’amicizia non esiste più?) sei salito in cucina per prendere taralli e birra…
Nei primi 20 minuti, quando, contro Maicon, le male parole si sprecavano, sei rimasto in silenzio…
Alla caduta di Maggio, di sottocchio, ho visto che ti agitavi… e poi, poi sei diventato un vero tifoso
“Ma tu guarda Lavezzi, mi dicevi, se non ci fosse lui…”
“E quello lì, come si chiama? ah già, tu lo chiami Camillo”
Al gol di Maggio ti sei alzato in piedi e hai detto (ti hanno sentito tutti e lo stupore è stato immenso!) “Ma questo è un gran Napoli!”
E sul terzo gol i tuoi occhi mi sono sembrati lucidi…
C’era un film in tv che ti sarebbe piaciuto vedere, ma non hai protestato quando abbiamo continuato a vedere le interviste, i collegamenti, a sentire i cori, non hai detto nulla …
Alla fine, accompagnando alla porta gli amici, salutandoli, hai esclamato “Questa squadra vincerà lo scudetto!”
Luisa Bossa