Dal pubblico alla fila da guerra per fare la pipi: perché siamo lontani dalle grandi

Meno male che la Lega non aderì alle richieste di De Laurentiis sulla composizione del calendario, immaginate se invece di Milan e Inter avessimo incontrato Siena e Novara?. La verità è che dobbiamo studiare ancora tanto per entrare nei club delle grandi. La squadra. Quando incontra squadre che si chiudono e ripartono è buio pesto. […]

Meno male che la Lega non aderì alle richieste di De Laurentiis sulla composizione del calendario, immaginate se invece di Milan e Inter avessimo incontrato Siena e Novara?. La verità è che dobbiamo studiare ancora tanto per entrare nei club delle grandi.
La squadra. Quando incontra squadre che si chiudono e ripartono è buio pesto. Lo stesso quando affronta squadre “piccole” che non trasmettono stimoli capaci di accendere i titolarissimi. I problemi nascono da soluzioni alternative al momento inesistenti al gioco base della squadra. Ariete d’area di rigore, palle inattive efficaci e capacità di giocare sotto ritmo sono tra le tante strade che potrebbero in gare come quelle col Parma rappresentare un’ancora di salvezza. Nessuna squadra al mondo, può immaginare di affrontare una stagione intensa come quella che attende gli azzurri senza avere tante frecce al proprio arco.

Il tecnico. Si sa che se vuoi avere una grande rosa devi avere dei nazionali, e se vuoi avere una rosa con in panchina giocatori al pari dei titolari deve passare ancora acqua sotto i ponti; bisogna intraprendere una strada certa con quello che si ha a disposizione e trovare le soluzioni giuste per ogni partita. Le due gare pre-champions hanno acceso la spia dell’allarme, Si è intrapresa una strada con una scelta esasperata (Chievo) tornando rapidamente sui propri passi (Parma). Può essere che la soluzione sia nel mezzo? A te Walter la soluzione del dilemma

La società. Per ora ha avuto la capacità di intraprendere una strada di crescita, ed ha chiesto il conto subito al pubblico appassionato che ha risposto in soldoni; è ora che si investa senza pensare di passare subito a cassa. E non parlo solo di eventuali rinforzi a gennaio, ma di un miglioramento radicale dei servizi. Due esempi su tutti, fare un biglietto per la gara o una pipì allo stadio offende la dignità dell’essere umano. Mi sembra di vedere le file per il pane ai tempi della guerra.

Il pubblico. Cari ragazzi delle curve date ancora un pò di più e trovate forme d’incitamento più efficaci quando la squadra sta in difficoltà. Perchè solo da voi può arrivare la soluzione, negli altri settori c’è una tipologia di appassionati che si infiamma se la squadra l’accende, mentre se i ragazzi in campo hanno delle difficoltà giù con sacramenti e offese. Se avessi l’età tornerei in curva di corsa.

L’inno. Non mi va di tornare a casa mazziato senza aver cantato l’inno della mia squadra del cuore, e siccome tra le cattive abitudini che fanno il paio con quello scritto prima, c’è quella di  diffondere le note r’O’ surdat nnammurat a fine gara solo se si è vinto, o si impone di farlo e chi lo vuole cantare lo canta, e sarebbe la cosa più giusta, o mettiamola nell’intervallo  (ah non si può può perché la metà dello stadio è in fila davanti agli orinatoi mattatoi).

Marcello Giannatiempo

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