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Alla presentazione del libro di Varriale, precedenza a chi ha lo scontrino

Oggi ci sono andata anch’io alla presentazione del libro di Enrico Varriale e ci sono andata per vedere Mazzarri, lo ammetto. Per me avrebbero potuto presentare pure un libro sui caimani originari della Groenlandia, ci sarei andata comunque. E vabbè. Non voglio annoiarvi con il racconto della manifestazione pro lavoro che mi ha reso più complicato arrivare alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri, attraversando le cui file mi sono lasciata andare ad un improperio molto simile a quello striscione esposto nella partita contro il Parma l’anno scorso (a proposito di Parma e di attesa della ripresa del campionato).

Sono arrivata lì in netto anticipo, alle 17.30 e mi sono messa diligentemente in fila davanti al cordone di vigilanza che separava noi pubblico dalla saletta inferiore della libreria. Gli addetti Feltrinelli ci hanno chiaramente detto che avrebbe avuto la precedenza chi avesse avuto il libro di Varriale con sé, anzi, nemmeno il libro, proprio lo scontrino d’acquisto. Sono sicura che Varriale fosse all’oscuro di questa cosa, ne sono certa. Perché, scusate, una presentazione di un libro non è forse fatta per presentare, appunto, il libro stesso, nei contenuti, nella veste grafica ed editoriale? E, se è così, cosa mai potrebbe indurre una persona ad acquistarlo prima? E se io poi l’avessi acquistato tipo tre mesi fa, non avrei avuto forse il diritto di entrare prima degli altri, secondo questa regola? No,Varriale non lo sapeva, ne sono certa, non lo sapeva.

Insomma, entriamo scazzottando con i soliti furbi napoletani che cercano di scavalcarti pure se stai in fila. La saletta si riempie in fretta. All’improvviso parte il video dell’intervista che Varriale ha fatto a Mazzarri alla fine della scorsa stagione. Cos’ha il Napoli in più per un allenatore? E Walterone mio che risponde che il Napoli è qualcosa di diverso, speciale, che qui c’è più pathos, una pressione unica e che se alleni il Napoli niente più ti fa paura. Parla del fatto che le partite, da noi, non sono vissute solo per la competizione in campo, ma come segno di rivalsa sociale. Dice che il terzo posto raggiunto col Napoli vale quanto lo scudetto con un’altra squadra.

Non mi convince. C’è qualcosa che non va. Cioè, il Napoli è pari alle altre, smettiamola di considerarci dei perdenti!  Il terzo posto è Champions, ma lo scudetto, Mazzà, è lo scudetto, eh. Parla del suo rapporto con i giocatori, del fatto che per loro vorrebbe essere al 99% un giusto, perché fa le cose per loro perché così le fa per la società e per i tifosi.

Poi si accendono le luci ed entra Varriale e, dietro, lui. Solito look sbagliato. Quel completino beige non si può guardare, per la miseria, il capello è sbagliato, ma a me piace, gli voglio bene e spero di vederlo grintoso come in campo. Passa poco e capisco subito che Mazzarri fuori dal terreno di gioco è come un pesce fuor d’acqua. Perde il 90% della sua verve. Credo di essere l’unica a pensarlo, però. Gli altri lo osannano. Io detesto osannare a prescindere. Sono contro, piuttosto.

Presenta la Scozzafava, che non mi dispiace, anzi. Fa domande più carine delle precedenti. Mi mette serenità. Illustra il contenuto del libro, che si chiama “Napoli 8 e ½”, è edito da Minerva ed è dedicato alla cavalcata azzurra fino alla Champions. Costa 50 euro. L’unica cosa che non dice è l’unica che ci aveva fatto bestemmiare contro la preclusione di ingresso a chi non lo mostrava all’ingresso in sala. Varriale spiega che è la storia della sua passione per il Napoli. Ringrazia il pubblico affluito in massa e mi fa pensare che non farò mai una presentazione di un mio libro invitando il Mister o un giocatore dei nostri: non saprei mai quanti sono venuti per me e quanti per loro. Mentre uno deve saggiarsi, sempre. Dice che nonostante pensi moltissimo a quella cosa di cui a Napoli non si pronuncia mai il nome, la nostra è una città europea e dobbiamo guardare all’Europa.

Io penso che la nostra città è più vicina al Terzo Mondo. Mi viene anche in mente lo scempio dei biglietti per il Bayern. Inizio a pensare che voglio vincere contro il Parma, prima di pensare al Bayern.

Poi prende la parola Mazzarri. Ricorda la promessa fatta ai tifosi quando arrivò qui, di mettere su una squadra con un’anima e io dentro di me sorrido, perché è esattamente per questo che lo amo. Non mi piace quello che dice della Juve. La Scozzafava gli chiede se ancora la Juve può essere considerata l’antagonista storica del Napoli e lui dice che vincere contro la Juve ha ancora il sapore della rivalsa sociale del Sud contro il potere del Nord. Non sono affatto d’accordo. Primo, non mi piace l’idea della rivalsa sociale legata al pallone. Non suona l’accostamento, mi fa incazzare. Secondo, la Juve la battiamo da anni e secondo me chi è rimasto fermo alla rivalità con la Juve è rimasto fermo a Maradona. Io voglio guardare avanti, perché, finalmente, ho una squadra che mi permette di farlo. Terzo, se di rivalsa sociale vogliamo parlare e se vogliamo parlare del Nord, santa pace, Mazzarri, allora voglio vincere contro le milanesi forever. Diamine. Paragona questo Napoli al Napoli di Vinicio.

Mi sento una leonessa mentre penso che sono d’accordo con lui. Dice che questo Napoli cerca sempre il risultato attraverso il gioco, è propositivo, non molla mai e questo piace ai napoletani. Penso che i napoletani sono strani. Non vogliono nessuno che molli nel calcio ma poi la città può andare a rotoli davanti ai loro occhi e nessuno muove un dito per impedirlo.

Usciamo da lì e sono un po’ intristita. Delusa, forse. Mi aspettavo di più. Ce ne andiamo al bar a prendere l’aperitivo. Via Chiaia, le luci della sera, la gente che torna a casa dopo una giornata di lavoro, quattro amici seduti al tavolino di un bar. Che splendida città che abbiamo. Già. Sabato per fortuna è vicino. E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia

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