Ah De Laurentiis, perché non hai preso Balotelli
Manchester, dicono in giro in Gran Bretagna, è la città del calcio. E chi può contraddirli: Manchester ha due squadre in testa alla Premier League, gli stadi pieni, tanti soldi da spendere, e offrono partite spettacolari. Come il derby di domenica, che più che calcio sembrava tennis. 6-1 per il City sullo United: una batosta […]
Manchester, dicono in giro in Gran Bretagna, è la città del calcio. E chi può contraddirli: Manchester ha due squadre in testa alla Premier League, gli stadi pieni, tanti soldi da spendere, e offrono partite spettacolari. Come il derby di domenica, che più che calcio sembrava tennis. 6-1 per il City sullo United: una batosta del genere, i tifosi dei Red Devils d’Oltremanica non la prendevano da decenni. Ferguson, allenatore dello United, ha dichiarato che è stata la sconfitta più umiliante della sua storia, e se lo dice lui… Questo è il bello di Manchester. Il brutto, per gli appassionati di calcio non locale, è che quando giocano i due “Man” il resto del mondo improvvisamente scompare. Nei pub di una città intera non c’è schermo che non sia sintonizzato sul City o sullo United: tertium non datur. E se un gruppo di persone volesse per caso vedere una partita di un’altra squadra, poniamo di una squadra che all’esordio di Champions League ha fermato sul pari in casa quello stesso City che ha distrutto lo United? Niente: per quelli se non hanno abbonamenti a Sky, c’è solo la risorsa streaming. Oggi un mio collega è entrato in ufficio e, prima ancora di salutare un altro mio collega, che è tifoso del City, gli ha detto “Congrats, Alex!”. Al che Alex quasi si scusava del cappotto inflitto dalla sua squadra ai cugini, e continuava a ripetere che lui non ci credeva ancora, che è stata una partita che difficilmente potrà rivedere, e soprattutto che una buona volta si sono vendicati con gli interessi – e che interessi! – di tutte le sconfitte subite in passato.
Ah, già, in tutto questo Mr. Balotelli Mario ha segnato una doppietta. Quel Balotelli che è stato più volte accostato al Napoli e che, quando non si diverte a sparare in centro città con una pistola a salve (come a Milano), a bruciare la sua casa lanciando petardi contro l’appartamento di fronte, a sfasciare macchine e ad attaccare brighe con la polizia locale, sa anche essere un ottimo calciatore. Rimpianti perché il Napoli alla fine non l’ha preso? Forse sì, forse no. Magari avrebbe segnato parecchio, è vero, ma si sarebbe fatto espellere ogni tre partite. Magari, dopo qualche bravata di troppo, avrebbe fatto la fine di Cassano con la Samp. O invece no: magari l’esuberanza della città e di noi tifosi lo avrebbe esaltato sul campo, e avremmo sopportato le conseguenze del suo carattere esplosivo come a suo tempo facemmo per altri (Uno in particolare). Chissà: dopotutto fantasticare non costa nulla, in periodi di 0-0. Per ora, tra due giorni c’è l’Udinese prima in classifica: l’Udinese di quel Di Natale che, lui sì, dovremmo rimpiangere di aver lasciato al nord. Quel Di Natale che ci ha segnato due triplette, quell’Udinese che interruppe qualche anno fa la nostra striscia di quindici risultati utili consecutivi (risultato più, risultato meno) in una partita con un arbitraggio scandaloso; quell’Udinese che l’anno scorso, battendoci in casa, sgretolò i sogni di uno scudetto ancora possibile. Sarà quindi un godimento ancora maggiore farle subire la prima sconfitta in campionato.
di Roberto Cantoni (Napoli club Manchester)