Non scendiamo dalle stelle alle stalle in ventiquattro ore. Il Napoli era forte ieri, è forte oggi. E potrà disputare un campionato eccellente. Certo il turn over integrale di Mazzarri ha lasciato tutti noi di stucco. Max Gallo lo ha anche scritto il giorno prima. Io personalmente non credo nel turn over così spinto. Credo che una squadra abbia il suo asse portante (sei-sette giocatori) da non toccare se non in condizione estreme. Ma io non sono un tecnico. Soltanto un appassionato.
Penso che il Napoli abbia una buona panchina. In grado di garantire un paio di sostituzioni per volta senza indebolire la squadra. In grado di cambiare modulo in corsa. Ma non possieda due squadre separate e distinte di forza paragonabile . E forse nessuno ce le ha in serie A, nemmeno Milan, Inter e Juve. Oltre tutto i secondi undici non giocando insieme quasi mai scontano uno scarso affiatamento ed una debole assimilazione di schemi di gioco.
A Verona l’undici in campo sembrava spaesata e priva di temi di gioco come una squadretta di periferia. Se poi aggiungi che un paio di loro, Pandev e Santana, proprio quelli tecnicamente più forti, sono in netto ritardo di condizione hai un quadro preoccupante. Ma io non sono un tecnico. Soltanto un appassionato. Non vivo tutti i giorni a contatto con i giocatori. Mentre Mazzarri è un signor tecnico. Ed ha spiegato urbi et orbi che a tirare il collo ai calciatori si rischia di farli scoppiare perdendoli poi per ben più di una partita. Ha preferito rischiare a Chievo – onore al coraggio – piuttosto che trovarsi dei giocatori in debito di forze contro Fiorentina, Inter e Villareal. Certo tre punti sono tre punti. Quelli (da conquistare) contro la Fiorentina non valgono di più di quelli (che avremmo potuto conquistare) contro il Chievo.
Espressi i miei dubbi, devo però dire che in questi anni Mazzarri ha sempre avuto ragione alla prova dei risultati. E quindi gli ribadisco la mia piena fiducia. Lui è un grande tecnico. Io soltanto un appassionato. E per fortuna da oggi si pensa già alla Fiorentina.
Guai a scendere dalle stelle alle stalle in ventiquattro ore.
Guido Trombetti