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Quando l’albanese Lushta segnò e lo stadio se ne cadde (nel vero senso della parola)

Quando le campagne acquisti del calcio seguivano sentieri discreti, quasi silenziosi, i risultati si valutavano alla fine, come gli scrutini scolastici. A maggior ragione se arrivi e partenze dei giocatori avvenivano in epoche agitate e preoccupate, come poteva essere un immediato dopoguerra.Così, le cronache sportive del lontano 1945 davano conto con toni moderati dell’arrivo a Napoli di un gruppo di neo-azzurri, ingaggiati per il primo campionato dopo la terribile guerra. Due ex bolognesi, l’allenatore Sansone e il centromediano Andreolo. Un mediano proveniente dal Livorno, Rosi. E un centravanti albanese già in forza alla Juve, Riza Lushta. Per difficoltà organizzative (trasporti sconquassati, viaggi lunghi e impossibili) il campionato ebbe due gironi successivi: la fase eliminatoria e quella finale.Lushta aveva buona reputazione di bomber e l’attesa per i suoi gol si manifestò subito. Il Napoli partì col piede giusto. Dopo una sconfitta in partenza prese un buon ritmo e inanellò vittorie e pareggi. Segnavano in molti, i resoconti giornalistici annotavano le reti di Andreolo, Busani, Di Costanzo, Verrina e altri ancora. Solo Lushta non segnava. Sembrava che per lui le porte avversarie fossero chiuse a doppia mandata. Il pubblico aveva colto questo singolare fattore negativo e anche la stampa ne parlava, non senza una spolverata di irritazione. Un giorno, un big delle cronache sportive, Carlo di Nanni, raccolse, tra il serio e il faceto, la delusione dei tifosi e scrisse: «… quando Lushta segnerà, se ne cadrà lo stadio.» Incredibile a dirsi, la domenica successiva il Napoli affrontò il Bari al Vomero e segnò finalmente Lushta. Fu un attimo: la palla in rete, la folla in tripudio e unaparte della tribuna crollò. Si contarono 110 feriti, per fortuna non gravi. A titolo di cronaca, Lushta segnò altri 5 gol fino al termine del campionato, tra girone eliminatorio (Napoli al primo posto) e torneo finale (Napoli quinto). Non si segnalarono altri crolli di gradinate. Mimmo Liguoro

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