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Né con De Laurentiis né con Mazzarri, Nessuno dei due ama la maglia azzurra

Molti tra noi appartengono ad una generazione che è cresciuta pensando di avere il diritto di non scegliere, di non doversi schierare ad ogni costo, soprattutto quando la scelta imponeva eccessivi mal di pancia. Né con lo Stato né con le BR si usava dire qualche anno fa per dirimere dilemmi molto più gravosi, ed è una posizione seria e rispettabile. Nei giorni dei ballottaggi bisognerà già abusare delle nostre riserve gastriche per scegliere chi votare e non ci si puó sforzare di decidere razionalmente anche da che parte stare nella querelle De Laurentiis – Mazzarri. Parliamone con il cuore, come hanno diritto di fare i tifosi, e diciamola tutta: ci hanno intossicato una stagione magica. Entrambi incapaci di lasciarsi andare e condividere con la città una grande emozione. Già, una emozione, quella che ti può regalare solo una vera passione, proprio quella che hanno dimostrato di non conoscere nessuno dei due. La loro sceneggiata di fine stagione mi è sembrata studiata, cinica e prevedibile, nei modi e negli atteggiamenti, ed a questo punto, anche nella conclusione. Certo ha ragione Max Gallo quando scrive – parli Aurelio e qualsiasi cosa farà sarà ben fatta – ma nessuno mi cancellerà dalla mente l’immagine del presidente, nella sera del trionfo champions, da solo a centrocampo, ingessato nel suo doppiopetto, mentre tutto attorno era tripudio. Credo che il pensiero di tanti sia corso indietro nel tempo, a quello spogliatoio del Napoli che festeggiava il primo scudetto. Ad altri presidenti che, fradici di gavettoni e champagne, in piedi sul tavolo si lasciavano andare con i calciatori ad esultanze da curva. Si certo lo so, poi siamo falliti, mentre ora i bilanci sono in regola, ma io sto parlando di passione, di cuore e non di numeri. E quale amore per il Napoli ha dimostrato di avere il buon Mazzarri, sempre attento solo a se stesso, in preda ad una autoreferenzialità quasi ossessiva. Così provinciale da pensare che Torino e Roma siano obbiettivi da preferire a Napoli. Abbiamo frettolosamente crocifisso Quagliarella, chiamandolo traditore di una maglia, ora finalmente comincia a venir fuori qualche verità. Ma c’è veramente qualcuno in questa città, oltre noi tifosi, che capisce davvero che significa quella maglia azzurra? Certamente non questo allenatore, e nemmeno il nostro presidente, altrimenti non sarebbero rimasti prigionieri del loro protagonismo e delle loro piccinerie. Persino Juve-Napoli, secondo me, gli è scivolata addosso come fosse una partita qualsiasi, ma sono sicuro che in tanti ieri sera abbiamo gioito ed esultato quando il “compagno” Lucarelli ha messo a segno il suo primo sigillo. E sono proprio i tifosi veri, magnifici protagonisti di una stagione memorabile, che meritano rispetto, un rispetto fatto di gesti concreti e non di frasi fatte, ambiguità e parole di circostanza. Claudio Botti

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