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Se Inler è già del Napoli, perché non a gennaio?

Eppure la giornata era cominciata bene. Il mio nipotino Ale mi aveva chiesto di aiutarlo a fare i compiti. Ho scoperto, con raccapriccio, che in prima elementare fanno già le equazioni. E io che mi ricordavo che, al massimo dello scibile umano, ai mie tempi i bambini di prima facevano due paginette di mazzarelle ed una di tondi cococchi. Ma la cosa più sorprendente è stata quella di constatare che il bimbo capiva senza apparenti difficoltà, facendo in modo che la mia piena ammirazione andasse alla categoria dei maestri elementari, la cui missioni è di gran lunga la più importante e difficile dell’intero corpo insegnante, pur essendo la peggio pagata. E sottolineo che non ho amici e/o parenti tra i maestri elementari. Nel frattempo il più piccolo, Daniel, 4 anni a luglio,con addosso la maglia n.17 di Hamsik, incurante della cabala, rincorreva un pallone per il soggiorno, mentre la mamma mi raccomandava: nonno, attento che non rompa niente. E’ ‘na parola! Già ero provato dagli sforzi psico-mentali dei compiti, e non potevo chiedere più di tanto al mio fisico anche sotto il profilo ginnico-motorio. Per fortuna Daniel, ogni tanto si fermava per smanettare sul suo PSP. Non chiedetemi cosa sia. Ho sentito che lui lo chiamava così. Ne ho idea di cosa significhi tale acronimo. So soltanto che è un aggeggio infernale che consiglio spassionatamente di non comprare mai ai vostri figli, se volete che non smettano completamente di giocare come normali bambini, per convertirsi definitivamente in una specie di automi digitali. Purtroppo tale consiglio è stato disatteso dai genitori dei miei nipotini. Anche perché non l’ho mai dato, in quanto, per non apparire come chi voglia interferire nell’educazione dei pargoli, mi sono imposto di non dare consigli. Accettando a mia volta il consiglio di mia moglie, che mi ripete sempre: fatti ‘e … fatti tuoi! (dove i fatti sono stati addolciti).
Dopo aver degnamente santificato la Domenica delle Palme, ci siamo avviati verso casa dove ci attendeva il pranzo. O meglio, come dice la mia signora, il pranzo attendeva me. Lei aveva ancora un appuntamento in cucina per la preparazione.
Calcisticamente il pomeriggio si è rivelato di una noia mortale. Non c’era una partita che valesse la pena di seguire. L’unica era la Lazio. Ma vinceva troppo largamente. Così ho cominciato a seguire il Lecce, in prospettiva dei futuri impegni del Napoli. Non sapevo se sperare che vincesse, in modo che quando lo incontreremo sarà già salvo, oppure confidare in una sconfitta, per trovarcelo già retrocesso. Alla fine ho optato che era meglio un pareggio. E così è stato, anche se a tempo ampiamente scaduto. E non vi nascondo che, all’ultimo secondo di Napoli-Udinese, quando stavamo per battere una punizione, ho sperato succedesse la stessa cosa. Niente, l’energico Tagliavento, ca ‘o pozzano accirere, al contrario dell’imberbe Celi, spedito, chissà perché, a S.Siro,  fischiava la fine, senza concederci un’ultima, forse illusoria, possibilità. Aveva completato il quadro cominciato quando, a pochi minuti dall’inizio, aveva fermato Hamsik che si era liberato in area resistendo alla carica ed al fallo di un difensore. Mi accorgo che sono già passato alla nostra partita. Non riesco a pensare ad altro. Solo qualche considerazione. Cavani domenica non ha ripetuto quello che è solito fare nel corso del il campionato. E non mi riferisco solo alle 25 reti. Il matador non ha, come sempre fa, mascherato tutte le lacune e gli errori commessi da tecnico e società nel corso dell’anno. Se Inler non ha esultato, al di la della balla degli amici napoletani, è perché è già del Napoli. Allora perché non sborsare qualche milione in più e prenderlo subito a gennaio. E non venitemi a dire che Pozzo non lo ha voluto cedere. L’Udinese, si sa, è una specie di Ikea del calcio, dove, se vai cash, prendi tutto quello che ti serve, paghi, te lo porti a casa, lo monti e lo metti all’opera. Senza neanche aspettare che assimili i famosi e complicati schemi di Mazzarri. Per Pozzo non esiste la parola incedibile. Come si dice ad Arcore, basta pagare. Avevano venduto anche Di Natale. Se è rimasto è stato per volontà del giocatore. Hanno la straordinaria capacità di scovare in giro per il mondo i migliori giovani talenti a costo quasi zero. Senza bisogno di andare a prendere Dumitru ad Empoli per diversi milioni.
Comunque, se Inler, come sono sicuro, dovesse arrivare, non riuscirò mai ad amarlo. Così come non riuscirò mai ad “odiare” un giocatore come Datolo, cui sarò grato per tutta la vita per averci regalato la soddisfazione della svolta imposta col suo ingresso in campo contro la Juve nella storica vittoria di Torino. Alla ipocrita mancata esultanza di Inler, preferisco la sguaiata, ma sincera gioia di Domizzi, dettata, probabilmente da situazioni, diciamo, pungenti.
Non ci resta che sperare fino all’ultimo e comunque difendere con i denti questo secondo posto. Ci hanno strappato un sogno dalla viva carne, mentre il Milan si accinge ad aggiungere solo un altro trofeo nella bacheca del presidente più vincente al mondo. Come una Ruby qualsiasi. Spero ci ricorderemo anche di questo il 15 maggio, invece di andare al mare.
Un caro ed amaro saluto a tutti da

PASQUALE DI FENZO

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