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Perché al Palazzo converrebbe tifare Napoli

È da un po’ che ci penso. Qualcosa avevo accennato intervenendo nella discussione provocata da un articolo di Claudio Botti (“Caro Napoli, il calcio non è un pranzo di gala”), ove avevo osato prevedere (eravamo alla vigilia di Parma-Napoli…) che, dopo i torti di Milan-Napoli e Napoli-Brescia ( e le Genoveffe evocate dal Presidente), avremmo beneficiato di “aiutini”, così che il Palazzo ci avrebbe fatti sentire deboli con i forti e forti con i deboli.
Sarà stato un caso, ma puntuale, al Tardini, è arrivato il gol di Hamsik in evidente fuorigioco (almeno più evidente dei rigori negati al Napoli contro il Brescia).
La domenica successiva il rigore su Lavezzi contro il Cagliari, un penalty che molti arbitri “all’inglese” ( ad esempio Morganti) non fischierebbero mai.
E veniamo alla partita incredibile con la Lazio. Premetto che la vittoria del Napoli é stata complessivamente giusta, per la grinta, l’ardore, l’irriducibilità dei nostri eroi in maglia azzurra; e se anche avessimo vinto immeritatamente, avrei gioito lo stesso, anzi di più….
Il punto é un altro. Nell’andamento della partita siamo stati oggettivamente favoriti da due decisioni arbitrali:il gol erroneamente non convalidato a Brocchi e l’espulsione di Biava sul rigore(più giusto un giallo).
A mio avviso su queste decisioni di Banti ha inciso psicologicamente l’errore pro-Milan da lui commesso nel convalidare il gol di Robinho contro il Chievo, nonostante un evidente fallo di mano. Non dico che Banti ha deliberatamente aiutato il Napoli, dico che il dubbio sul tiro di Brocchi (perché in tempo reale non ha capito se era o meno gol) l’ha sciolto a favore del Napoli e, nel sanzionare il fallo di Biava (oltre al rigore netto), ha optato per il rosso in ragione della coda di paglia.
Questo arbitraggio é figlio di chi ha deciso di mandarlo ad arbitrare il Napoli in una partita cruciale, sapendo benissimo che Banti si sarebbe portato appresso il condizionamento del “favore” fatto ai rossoneri.
E vengo al nocciolo del mio intervento.
Sono trascorsi cinque anni dallo scoppio della vicenda Calciopoli, la giustizia sportiva ha emesso i suoi verdetti, quella penale procede a fatica alla ricerca della verità (ho qualche dubbio che in quest’ultimo caso si arriverà a condanne così rilevanti da confermare il quadro sommariamente accertato in sede sportiva, ma è solo una mia impressione).
Tra qualche mese scadrà la squalifica di Moggi e lo ritroveremo quale eminenza grigia di qualche grande squadra(azzardo? Roma con i nuovi proprietari).
Dopo Calciopoli, il mondo del calcio(il famigerato Palazzo) ha cercato di dimostrare che si è voltata pagina e le vittorie dell’Inter di Moratti (per anni ed anni, manzoniano vaso di coccio tra i vasi di ferro Juve e Milan) ne sarebbero la conferma.
Ma, c’è un ma:anche l’Inter in alcuni momenti delle stagioni passate(gestione Mou) non è stata esente da “aiuti” arbitrali, che hanno confermato la cosiddetta “sudditanza” (ma non sarebbe più corretto parlare di NORDitanza?) psicologica degli arbitri. E poi l’Inter è Milano, il petrolio di Moratti, Tronchetti-Provera….
Insomma, per dimostrare a tutti, senza ombra di dubbio, che le cose sono cambiate e che non esistono Genoveffe, il Palazzo ha una sola possibilità: che lo sc….lo vinca il Napoli!
Dopo dieci anni dallo scudetto della Roma(l’anno prima la Lazio), finalmente il tricolore non sarebbe appannaggio delle tre maggiori potenze calcistiche ed il Palazzo riuscirebbe definitivamente a rifarsi la verginità (merce sempre più rara in quest’epoca di bunga-bunga…).
Sarebbe, sempre per il Palazzo, un risultato con il quale campare di rendita per almeno altri dieci anni(chi oserebbe dubitare, nei prossimi anni, dell’onestà degli arbitri, nel caso di un rigore dubbio concesso al Milan o di un gol in fuorigioco convalidato alla Juve ?).
Per farla breve, se lo sc… lo vince il Napoli, il Palazzo ci deve ringraziare..
Ecco perché in questo finale di campionato attendo fiducioso altri arbitraggi benevoli, che agevoleranno il nostro cammino verso l’innominabile traguardo……

Emanuele D’Alterio

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