Sinceramente sono esterrefatto, da tifoso, da sportivo, e anche per quel poco che ne capisco di conoscitore di cose di calcio. A margine della nota pubblicata sulle dichiarazioni di De Laurentiis, si leggono post offensivi, disfattisti ironici e saccenti sul presidente e sulla sua gestione del Calcio Napoli. Se mi è consentito, ricordo da Napoli-Cittadella: serie C, C, B. A, Europa League; potenziale Champions (facciamo i debiti scongiuri). E partendo da questo dato non credo trascurabile, mi chiedo: ma che cosa si deve fare per meritare il riconoscimento del proprio operato. Chiedo a quanti non risparmiano critiche feroci ed offese: ma cinque anni fa che cosa avreste chiesto a chi si insediava sulla massima poltrona della nostra città (scusate se da salernitano me ne approprio un attimo), traguardi maggiori di questo?
Ha venduto Quaglia? Non ha comprato questo, non ha confermato quello? Bene mi aspetterei critiche serene, dubbi sull’operato al momento, ma non accuse di malafede. Se poi per malafede si intende il far quadrare i conti, fare gli interessi propri e della società, muoversi già con capacità in un mondo di lupi, allora vuol dire anche avreste voluto un mecenate fesso che si fosse fatto spolpare dai vari procuratori, o da calciatori con la mano destra sul corazon e la sinistra sulla tasca, dai volponi della Lega, e che poi stanco ci avrebbe lasciato in brache di tela.
Una società che sta programmando un centro sportivo per il settore giovanile, che sta rimediando agli scempi di anni di gestione che ci avevano portato alle casacche di Paestum del buon Sasà Carmando, non merita tutto questo.
Alcuni anni fa speravo che qualcosa mutasse affinchè questa maglia fosse accostata almeno alle società tipo Fiorentina, Lazio, Udinese ed oggi mi ritrovo tra le cinque sorelle: Inter, Milan, Juve, Roma e Napoli. Sì, NAPOLI. Allora cosa mi dite, mi date l’impressione di quei nobili decaduti che mal sopportano il cafone dai modi elefantiaci che si sta impossessando della vostra storia ma che vi sta salvando il culo. Siccome qua si parla del Napoli, da tifosi anche pazzi, da appassionati che fanno sacrifici per la maglia che non farebbero per nessun’altra cosa (tranne la famiglia) allora ci vuole rispetto, che non significa consenso plebiscitario, censura del pensiero e dell’espressione, significa non offendere chi sta offrendo col proprio operato ciò che noi tutti malati azzurri aspettavamo.
Marcello Giannatiempo