Quell’odore di paura che si sentiva dalla tv

E’ la paura che proprio non sopporto. Se ne sentiva l’odore attraverso il 46 pollici, ieri. Credevo fosse l’aroma della pasta e patate che avevo sul fuoco, invece fin dalle inquadrature dello spogliatoio riempiva l’aria di casa ammorbandola. Lo sguardo di Mazzarri rivolto al cielo e alle luci di San Siro era quello di un […]

E’ la paura che proprio non sopporto. Se ne sentiva l’odore attraverso il 46 pollici, ieri. Credevo fosse l’aroma della pasta e patate che avevo sul fuoco, invece fin dalle inquadrature dello spogliatoio riempiva l’aria di casa ammorbandola. Lo sguardo di Mazzarri rivolto al cielo e alle luci di San Siro era quello di un allenatore di provincia ritrovatosi nello stadio che ha sempre sognato. Eppure, secondo me, Mazzarri è stato proprio l’unico che ci ha creduto un po’: non ha sbagliato i cambi e ha più volte incitato tutti a mantenere la calma. Almeno una parvenza intendeva darla. Ma loro…
Ora, io gli voglio bene, a tutti, ma veramente bene, come si vuol bene a delle persone che sono in grado di raddrizzarti una giornata o finire di rovinartela, con quell’amore misto a rispetto per le cose grandi ed importanti. Ma allora perché mi avete fatto questo? Perché non ci avete messo il cuore e l’anima? Le gambe e la cattiveria?
La cazzimma da scalata della vetta? Perché, Walter, sei uscito dal campo parlando del rigore? E perché tutti parlate di Rocchi? Per carità, già perdere così e affrontare una settimana intera di tristezza è molto, non aggiungete lacrime alle lacrime dell’anima, che stamattina ha buchi da tutte le parti.
Ricordo a tutti che la partita contro il Catania ha avuto un arbitraggio di gran lunga più sfavorevole e vergognoso e che l’abbiamo vinta lo stesso, con la zampata del guerriero. Che senso ha recriminare per un rigore quando si prendono tre palle? Due sole sono le cose da fare: o ammettere di essere inferiori – e secondo me non lo siamo – oppure ammettere che semplicemente ci cagavamo sotto. E secondo me è sempre meglio affrontarle con sincerità le cose, che può dare più speranza. Detto questo, è chiaro che quello di ieri è stato un episodio, che non c’è nessuna crisi Napoli, che la nostra situazione resta immutata perché non siamo mai stati pronti per lo scudetto e che, per la miseria infame e ladra, se vi staccate da questo disgraziatissimo terzo posto mi incazzo sul serio. Io, però, continuo ostinatamente a volere il secondo. Voglio essere lo spartiacque nei Navigli milanesi. Non importa chi sta sopra e chi sotto: io voglio stare in mezzo, a spartire Milano come è spartita l’Italia nel 150° anniversario dell’Unità. Perciò riprendetevi, tutti. E Forza Napoli. Sempre.
di Ilaria Puglia

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