Non è l’ora di mollare
Tutto è ancora possibile

Eto’ooo, Eto’oooo, Eto’oooo, Eto’oooo, Eto’ooooo, ti hanno visto con le rose, con le rose nel metrò… Questo per tutto il match e quando dopo il raddoppio di Boateng lo stadio ha cantato: chi non salta nerazzurro è, ho capito che davvero ci consideravano una pratica archiviata, uno spettatore occasionale, una pura formalità avrebbe detto Polanski. […]

Eto’ooo, Eto’oooo, Eto’oooo, Eto’oooo, Eto’ooooo, ti hanno visto con le rose, con le rose nel metrò… Questo per tutto il match e quando dopo il raddoppio di Boateng lo stadio ha cantato: chi non salta nerazzurro è, ho capito che davvero ci consideravano una pratica archiviata, uno spettatore occasionale, una pura formalità avrebbe detto Polanski.
Tre gol e tutti a casa, nemmeno un tiro in porta. Insomma, è andata come aveva previsto Carratelli. Eppure io non sono rimasto male. Un po’ me l’aspettavo, un po’ lo temevo. Ancor più dell’1-2 di Giordano e Maradona o dello 0-2 targato Cruz, per tornare a un’impresa epica a San Siro bisogna risalire al rocambolesco 2-2 in rimonta firmato da Criscimanni e Raimondo Marino contro l’Inter. Il resto è storia di disfatte, di partite mai giocate. E quella dell’altra sera si è solo inserita nel solco delle più consolidate delle tradizioni. E poi anch’io, come Gianluca Abate, ero contento di essere là, orgoglioso di stare su quelle gradinate a giocare la mia fiche tricolore. E a San Siro non mi accadeva dal ’91, quando ne prendemmo cinque dal Milan.
Però una cosa voglio dire: abbiamo perduto a Milano, non a Cesena. Non condivido quest’ansia da crollo. Forse la squadra è stanca. Non lo so. So che cinque giorni fa in Spagna ha giocato una signora partita, soprattutto un ottimo primo tempo. Certo, siamo calati anche lì, come a San Siro. Ma è prematuro, secondo me, imbastire processi. Comincio già a leggere di Mazzarri che potrebbe andar via, di una squadra che non è adeguata, di un centrocampo leggerino (effettivamente bisognerebbe capire che cosa sia successo a Gargano), di un mercato di gennaio inadeguato. Mah, non so. Un sano allarmismo può servire a tenere desta l’attenzione, questo sì. I numeri, però, parlano chiaro. E’ la stessa squadra che è arrivata al terzo posto, a sei punti dalla vetta e con quattro lunghezze di vantaggio sulla quarta. Nulla è perduto, secondo me. Il calendario è benevolo. Basta non avere cali di tensione. Già domenica contro il Brescia. E dallo scoramento si può facilmente passare all’entusiasmo. Sarà l’ultima partita senza Lavezzi. Non è il momento di mollare, tutto è ancora possibile, persino quel che oggi ci sembra solo un sogno svanito. Però bisogna crederci
Massimiliano Gallo

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