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Lippi esalta Cavani & C.
“Sono da scudetto”

La  domanda lo sorprende. «Certo, c’è anche il Napoli per lo scudetto. Se sabato Milan e Inter pareggiassero nel derby, se domenica il Napoli battesse la Lazio in una partita difficile, immaginate cosa accadrebbe in classifica». Accadrebbe questo: Milan primo, Napoli secondo e a punto, Inter terza. «Immaginate se…». Marcello Lippi, stanco della lunga vacanza, parla con entusiasmo del campionato. La sua voglia di rientrare nel calcio è forte e l’ha confermata pochi giorni fa a Torino, tornando in panchina per una partita di beneficenza, a nove mesi dalla sconfitta più bruciante della carriera da ct della Nazionale a Johannesburg. Italia battuta dalla Slovacchia di Hamsik e fuori dai Mondiali, a quattro anni dal trionfo in Germania.
Lippi, quando lascia il mare di Viareggio e torna in campo?
«Ho ancora voglia di fare ancora per un po’ il mio lavoro. In aprile compio 63 anni, è presto per fermarsi. Nei miei programmi ci sono ancora due o tre anni come allenatore o in un altro ruolo, preferibilmente non in Italia perché tutto quello che c’era da fare qui l’ho fatto. A meno che non vi siano ragioni di cuore».
Ragioni di cuore: panchina della Juve o, magari, del Napoli, un’esperienza breve e intensa diciassette anni fa?
«Un’altra domanda, prego».
Ha vinto cinque scudetti, è un esperto in materia: come finisce la volata tra Milan, Inter e Napoli?
«Da un po’ non si assisteva a un finale così appassionante. Partiamo dall’Inter. Non ha cominciato bene la stagione a causa della sbornia di felicità per i trionfi nel 2010 e per i numerosi infortuni, soprattutto questi. Ha accusato un forte svantaggio rispetto al Milan, poi è risalita ed è nuovamente in pista. Mi hanno colpito la forza e l’autostima ritrovata da parte dell’Inter, che non perde mai la convinzione nei suoi mezzi, come si è visto contro il Bayern in Champions: ha vinto quando sembrava tutto compromesso. Il rientro di Milito può incidere molto».
Il Milan ha rallentato e rischia il sorpasso nel derby.
«La partita di sabato potrebbe avere un condizionamento psicologico, ma non sarà decisiva. Il Milan non ha più un cospicuo vantaggio, d’altra parte aveva la consapevolezza che la pratica scudetto non era chiusa: sapeva e sa che si lotterà fino alla fine. Importante potrebbe rivelarsi il rientro di Pirlo per la squadra di Allegri. È un allenatore che mi piace e in lui mi rivedo: ha l’entusiasmo e quel pizzico di incoscienza che portai alla Juve nel ’94, quando arrivai dal Napoli».
Ecco, il Napoli, candidato a sorpresa per lo scudetto.
«La squadra ha alle spalle una società straordinaria che ha fatto i passi giusti. La programmazione di De Laurentiis è stata eccellente perché costante: una pedina e un risultato per volta. Gradualmente è cresciuto l’organico sotto l’aspetto della qualità e dell’esperienza, così il Napoli in pochi anni è passato dalla C1 ai vertici della A, spinto nella scalata da quello che da sempre è il suo fuoriclasse: il pubblico».
La squadra è fatta a immagine e somiglianza dell’allenatore.
«Mazzarri è molto bravo. Ha dato al Napoli organizzazione, carattere, convinzione nei suoi mezzi. Probabilmente la squadra è in anticipo sui tempi, a testimonianza del fatto che tutti i risultati sono possibili quando ci sono qualità tecnica e organizzazione societaria».
Perché il Napoli, al di là del lieve distacco in classifica da Milan e Inter, può credere nello scudetto?
«Perché ha continuità di rendimento e calciatori di primissimo livello. L’attacco con Hamsik, Lavezzi e Cavani è tra i migliori d’Europa: grande qualità e quantità. Ma il Napoli è tanto altro. Il portiere, per esempio».
De Sanctis è stato vice di Buffon nella sua Nazionale.
«Ha esperienza, però mai bravo e sicuro è stato quanto in questo campionato. Ha il supporto di una difesa in cui vi sono giocatori intercambiabili: stanno facendo tutti molto bene, da Cannavaro a Campagnaro, da Santacroce ad Aronica e a Ruiz, l’ultimo arrivato. E questo reparto ha perso per infortunio un giocatore affidabilissimo come Grava. A centrocampo, la quantità e la qualità del lavoro di Gargano e Pazienza».
Anche gli esterni Maggio e Dossena sono stati nel suo gruppo.
«Dossena è molto migliorato rispetto allo scorso campionato. Maggio ha dimostrato di poter fare con buoni risultati l’esterno in una difesa a tre o a quattro: nei ritiri ci soffermavamo tanto su questa sua duttilità. Mi ha fatto piacere vederlo giocare bene contro la Slovenia».
Da ex ct resta un tifoso della nuova Nazionale di Prandelli.
«L’ho detto e lo confermo, non solo frasi di circostanza: Prandelli è l’uomo giusto per un rinnovamento che sarebbe stato necessario, a prescindere dai risultati, dopo i Mondiali. L’Italia ha personalità e cresce bene».
È stato al San Paolo per l’ultima volta due anni fa da spettatore: quando torna?
<«Sono stato a Napoli per partecipare a un convegno universitario e incontrare un grande amico, Sergio Russo. Vedo tutte le partite, dalla A ai dilettanti, ma in tv. No, allo stadio non vado. Preferisco così, almeno per ora». Francesco De Luca (Il Mattino)

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