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Eravamo partiti napolisti, ora piangiamo come i romanisti

Insomma, alla fine non ce l’abbiamo fatta. Voi, e nemmeno io. Galeotto fu uno sputo, un sabato sera di un giorno che sembrava fausto e invece si rivelò traditore. Sarà passato un mesetto e sembra un anno. E ogni giorno mi accorgo che siamo sempre più simili ai romanisti, a quelli che quando escono le designazioni arbitrali già alzano gli occhi al cielo e ti dicono, col tono di chi la sa lunga, che il Palazzo ha deciso con tre giorni d’anticipo il risultato del match.
Io non dico che non sia giusto alzare la voce, però è innegabile la deriva piagnona che ha preso il tifoso del Napoli (me compreso). I fatti sono questi: ci siamo attaccati alla controversia sulle immagini del bolo di Lavezzi pur sapendo che di fatto il Pocho ha sputato e lo ha persino confessato. Abbiamo fatto bene, per carità, dal punto di vista giurisprudenziale avevamo anche le nostre ragioni. Fatto sta che se Lavezzi non avesse sputato noi a Milano avremmo giocato con lui. Così come se a San Siro avessimo giocato una partita appena appena dignitosa forse avremmo reagito a quel rigore concesso da Rocchi. E invece abbiamo gridato al furto per una partita persa tre a zero senza un tiro in porta. E domenica più o meno lo stesso. Il pareggio è il risultato giusto, abbiamo fatto poco e il Brescia si è mangiato due gol con l’attaccante da solo davanti a De Sanctis.
Vogliamo gridare al complotto? Gridiamolo. Resto convinto che nella storia il Napoli ha subito ben altri furti. Che nessuno di questi episodi passerà alla storia delle ingiustizie del calcio. Altre volte siamo usciti dal campo realmente sconfitti dall’arbitro con la maglie intrisa di sudore. E non è il caso degli ultimi due incontri di campionato. E, condivido quel che scrive Trapani, è grave se ci si mette anche l’allenatore. Non si reagisce così a un rigore dubbio non concesso. Siamo calati, questo è il punto. Forse abbiamo pagato l’assenza di Lavezzi. Forse Cavani non è più brillante come prima, com’era logico che fosse. Sicuramente contiamo poco nel Palazzo, ma è pure il frutto di un presidente che ha anche altri interessi e come si dice a Napoli deve ciaccare e medicare. Tutto va bene, basta che non facciamo la fine dei romanisti che ogni lunedì cominciano le loro insopportabili lamentazioni.
Massimiliano Gallo

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