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Doppio salto mortale, buon anno Napoli

Inizio d’anno con doppio salto mortale, Inter-Napoli nel giorno della Befana, Napoli-Juventus tre giorni dopo al “San Paolo” che chiude il girone d’andata. Con la classifica alta a contatto di gomiti, sei squadre in nove punti aspettando i due recuperi dell’Inter, ambizioni palesi e nascoste si mescolano. Il calendario penalizza il Napoli con due confronti ad alta tensione in chiusura del girone, forse decisivi in chiusura del campionato.
E’ un torneo lumaca. Se il Milan fa sei punti nelle due ultime giornate (a Cagliari e contro l’Udinese, impegni tutt’altro che tranquilli, ma ci sarà Cassano) girerà a fine andata a 42 punti, la quota più bassa degli ultimi sette anni col campionato a venti squadre. L’anno scorso l’Inter girò a 45 punti. La Juventus addirittura a 52 punti nel torneo 2005-06.
Negli ultimi tre anni, l’Inter aveva un buon vantaggio alla fine del girone di andata: +8 sul Milan l’anno scorso, +3 sulla Juventus l’anno prima, +7 sulla Roma nel campionato 2007-08. Non c’è più una squadra in fuga. La crisi dell’Inter ha aperto il torneo a nuove soluzioni. Il Napoli ha fatto un grosso balzo avanti. L’anno scorso chiuse il girone d’andata a -12 dal primo posto, a -10 l’anno prima, a -25 nel campionato 2007-08. Ora è solo tre punti dietro alla formazione leader.
Le partite con l’Inter e la Juventus chiariranno la classifica azzurra. Inter-Napoli è un match con molte incognite, a parte l’eterna incognita della ripresa dopo la sosta di fine anno. Come sarà l’Inter di Leonardo? Pochi giorni di lavoro per il nuovo tecnico nerazzurro dopo l’avvicendamento con Benitez non potranno sortire novità. Intanto mancheranno Sneijder infortunato e Eto’o squalificato. Ma l’Inter, riprendendosi i giocatori dall’infermeria, Milito soprattutto e Maicon, e con due partite da recuperare (Inter-Cesena e Fiorentina-Inter), deve darsi subito una scossa per rilanciarsi, oggi a -13 dal Milan. La partita col Napoli è decisiva per cambiare ritmo (una sola vittoria nelle ultime sei partite). Un Napoli sbarazzino potrebbe crearle qualche difficoltà.
Sulla carta, l’Inter rimane una corazzata. La tradizione non aiuta il Napoli. Lontano l’ultimo successo azzurro a San Siro (11 dicembre 1994). Era il Napoli di Boskov che piegò un’Inter fuori dai giochi-scudetto: la squadra nerazzurra allenata da Ottavio Bianchi era a -12 dalla Juve capolista. Il Napoli tirò un magnifico scherzo all’allenatore del primo scudetto azzurro. André Cruz, brasiliano di Piracicaba, la città di Altafini, battitore libero e specialista dei calci piazzati, siglò il raddoppio dopo l’autorete di Jonk (2-0). Era il Napoli di Benny Carbone, del Condor Agostini, di Freddy Rincon, di Buso, di due eccellenti operai di centrocampo, Bordin e Pari, con Batman Taglialatela in porta, al suo secondo anno in maglia azzurra dopo le stagioni al Palermo, all’Avellino e al Bari. Vujadin Boskov aveva sostituito Guerini alla settima giornata, infilando una vittoria e quattro pareggi su sei partite, e andò a vincere a Milano. Aveva l’aureo titolo di direttore tecnico con Faustinho Canè, il nostro cuore di cioccolato, in panchina. Boskov fallì la zona Uefa per un punto. Di Benny Carbone diceva che faceva cose come la sapeva fare solo Maradona. Chiamò “tagliatella” Taglialatela e poi disse che, poiché c’era Arturino Di Napoli, si poteva rinunciare a prendere Pippo Inzaghi. Fu l’anno (1994-95) in cui la vittoria cominciò a valere tre punti. Vujadin lasciò una memorabile epigrafe sul rispetto dei semafori a Napoli: “Qui sono tutti daltonici, rosso o verde non fa differenza”.
Sono state appena sette le vittorie del Napoli sul campo dell’Inter. Nei sette anni di Maradona, San Siro rimase tabù (due pareggi e cinque sconfitte), il Napoli battuto anche nei due campionati degli scudetti.
Due sono state le vittorie più clamorose colte dagli azzurri a Milano: il 5-3 del Napoli di Garbutt nel torneo 1932-33 e il 4-1 della squadra di Monzeglio nella stagione 1954-55.
Negli anni Trenta, la squadra milanese si chiamava Ambrosiana (si chiamò Ambrosiana-Inter fino a prima dell’ultima guerra, poi semplicemente Inter). Fiera la rivalità del Napoli con il club nerazzurro, rivalità accesa anche dal dualismo fra Sallustro e Meazza, gli idoli delle due squadre con i napoletani indispettiti perché il commissario tecnico della nazionale Vittorio Pozzo preferiva il milanese al campione di casa.
Fu celebrato come un trionfo (unico e raro) il 5-3 degli anni Trenta (Meazza non giocò). Andarono a segno Vojak (due gol), Sallustro, Gravisi e Ferraris II. Il Napoli di Garbutt era uno squadrone. Quell’anno si piazzò terzo, dietro l’Ambrosiana seconda.
Sonoro il 4-1 del Napoli di Monzeglio con “doppiette” di Masoni e Beltrandi. Nell’Inter giocavano Ghezzi, Lorenzi, Skoglund. Per via dei capelli dritti in testa, Masoni era chiamato “spazzolino”, in anticipo sull’artistica cresta di Marek Hamsik. Un ragazzo dal nome storico, Farnese Masoni. Pisano, ala minuscola e scattante, ebbe la carriera stroncata, lui giovanissimo, da tre gravi infortuni al ginocchio sinistro.
Un gol memorabile fu quello di Pesaola che decise la vittoria (1-0) del 5 gennaio 1958. Dopo avere evitato il terzino Fongaro, il petisso fulminò il portiere Matteucci con un gran diagonale da sinistra nell’angolino alto. L’immagine di quel gol divenne per lungo tempo la sigla della “Domenica sportiva”.
Negli anni Trenta, il Napoli batté una seconda volta l’Inter sul suo campo e Nereo Rocco segnò il secondo gol del 2-1 dell’aprile 1939 (il primo fu di Mian). Rocco era un beniamino di Lauro che l’aveva preso dalla Triestina per 160mila lire. Mezz’ala sinistra, era tutto mancino. Nel Napoli giocò tre campionati e portò una ventata di allegria. Quando il “paròn” si affermò da allenatore, Lauro lo chiamò sulla panchina del Napoli. Era il 1959. Rocco rifiutò.
Il Napoli di Sentimenti II, Pretto, Berra, Andreolo, Di Costanzo, Busani, Verrina e Barbieri vinse a Milano (3-2) il 29 dicembre 1946. Busani segnò due gol, uno Di Benedetti. Umberto Busani è stato una delle migliori ali del Napoli, velocissimo, dal cross irresistibile e buon goleador. Morì negli anni Sessanta, vittima dell’epidemia di “asiatica”.
Il 2-1 del 5 maggio 1968, seconda vittoria consecutiva in trasferta degli azzurri dopo il 2-1 sul Torino, regalò al Napoli uno storico secondo posto. La squadra azzurra non era arrivata mai tanto in alto. L’allenava Bruno Pesaola in una stagione di liti e veleni in società. A Torino avevano segnato Canè e Altafini, a Milano andarono in gol Canè e Barison. Era l’Inter di Sarti, Burgnich, Facchetti, Mazzola, Suarez, Corso, allenata da Helenio Herrera. Il Milan dominò il campionato, finendo nove punti avanti al Napoli.
Racconta Pesaola: “Il Milan era il Milan. Giocava Trapattoni. Cudicini in porta. Avanti Hamrin, Sormani, Rivera e Prati. Nel Napoli era il caos. La società non ci seguiva più. Lo dissi ai giocatori: ci hanno abbandonato e sperano che perdiamo così non ci pagano i premi. Poi telefonavo in sede e gli dicevo: scusatemi ma abbiamo vinto anche oggi. Facemmo uno sprint fantastico per il secondo posto. Sivori si chiamò fuori. Non aveva più la testa al campo. Lauro aveva mandato il figlio Gioacchino in Australia togliendolo dal Napoli. Con Gioacchino avevamo comprato Zoff e Pogliana. Corcione fremeva per diventare presidente. Omar fece combutta con Corcione per diventare allenatore. Avevano il loro bel programmino. Corcione avrebbe chiamato Parola per allenare e Parola avrebbe fatto da chioccia a Sivori direttore tecnico per un anno, poi allenatore. Per me tenevano pronto il foglio di via. Credevano di fare i furbi, io sapevo tutto. Conquistammo il secondo posto a dispetto dei santi. Poi il Napoli andò in tournée in America. Io non ci andai. Corcione mi comunicò l’esonero con una lettera di dieci righe. Tengo a mente la data della lettera: 21 giugno 1968. Avevo dato tanto al Napoli, mi misero alla porta. Andai a Firenze e vinsi lo scudetto”.
Nei due ultimi campionati, Lavezzi ha cercato di mettere paura all’Inter segnando due volte a Milano nelle sconfitte per 1-2 e 1-3. Dopo l’Inter, la Juventus al “San Paolo”. Tradizione favorevole con i bianconeri sempre battuti a Fuorigrotta da quando il Napoli è tornato in serie A: 3-1, 2-1, 3-1. A segno la prima volta Gargano e Domizzi con i due discussi rigori. In gol Hamsik e Lavezzi la seconda volta. Hamsik, Quagliarella e Lavezzi per il successo dell’anno scorso. Bilancio interno del Napoli in equilibrio con la Juventus: venti vittorie a testa, 24 pareggi. Si giocherà per il secondo posto. Coraggio. Il confronto fra Cavani e Quagliarella incendierà il match.
Due notturne, a Milano e contro la Juventus. E se le stelle azzurre non staranno a guardare, via col vento!

MIMMO CARRATELLI

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