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La curva C sul Gran Boulevard

Parigi. E’ successo tutto all’improvviso, un passaggio filtrante di Hamsik, uno scatto al limite del fuorigioco di Cavani e un gol segnato con la forza della disperazione. 10 secondi col fiato in gola, e poi un pezzetto piccolo di Parigi situato in una traversa del Gran Boulevard se n’è completamente caduto sotto gli occhi meravigliati di Simon, un amico francese che dopo aver vissuto un po’ a Secondigliano, un po’ il callo dovrebbe avercelo!
Il Bambolina caffè (http://www.allomatch.com/sport-bar/paris/bambolina-caffe.html), il locale di rue Rougemont 13 (nel nono arrondissement) che trasmette le partite del Napoli, era una sorta di curva C grazie ai cori che Luca, ovvero il Club Napoli parigino, faceva partire ogni due minuti, manco Mazzarri e soci potessero sentire. Corpi accaldati da birra, vino e soprattutto tifo, indispensabile per riprendersi dal tratto di strada che separa casa dal locale, immerso nel gelo d’oltralpe.
Non è stato per nulla facile lasciare il tepore di casa per immergersi nel sottozero parigino, ma dopo aver saputo che non potrò vedere Napoli-Steaua, c’era bisogno di affogare in quello strano rituale cameratesco che si chiama Napoli – soprattutto in mancanza di parenti e i soliti amici – la delusione, sperando di non prendere la mazzata definitiva. Mazzata che si profilava sempre più vicina, accompagnata, in più, dalla delusione dei volti di chi riempiva il piccolo locale… finché quei pochi secondi ci hanno riportato lassù e cancellato quelli che sarebbero stati i “come al solito quando dominiamo, nessuno la mette dentro” piuttosto che “mai che riusciamo a vincere una di quelle partite che DEVI vincere”.
Quando ho capito che la palla non era andata fuori (c’è stato un attimo, infinitesimale… interrotto dalla corsa di Maggio sotto la curva), ho cominciato a saltare addosso a chiunque. Anzi tutti saltavano su tutti. E questo abbraccio continuo è continuato in rete, su facebook, soprattutto, su cui il delirio ha cominciato a farla da padrona: si alternavano visioni messianiche (“Cavani è Gesù”) ad accostamenti quantomeno azzardati (“Carlo Alvino è Carmelo Bene”), tra note istantanee tipo “M’aggio arrecreato” e “il piemonte ci ha aiutato molto cn la spazzatura…sa pigliat a sta mappin” (con allegata foto di Quagliarella) fino al rito settimanale dei video della partita commentati da Alvino (“vai Marek Hamsik, fammi godere, fammi godere, fammi godereeeeeeee”) e da Auriemma (“Come mai Juventus, c’è sempre il Napoli che ti prende! Dove scappi!”). Un delirio perfetto.
E a proposito di Quagliarella, una delle cose che più m’ha colpito è stato uno dei primissimi – se non il primo – cori che è partito appena è finita la partita: era contro l’ex attaccante azzurro. Una ferita che forse ci metterà ancora qualche tempo a rimarginare. Il Quaglia sembra una delusione dalla quale non ci si riesce a riprendersi, un simbolo, ormai, da demolire. La corsa, almeno quest’anno, non è sull’Inter (indietro come non avremmo mai pensato), sul Milan, la Lazio o la Juve, ma sullo scugnizzo di Castellammare. La sfida nella sfida è quella di vedere Cavani – oltre che cercare di rubare il posto a Cannavaro – davanti a Quagliarella nella classifica dei marcatori!
Francesco Raiola

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