Ci risiamo. Una sconfitta amara. Una partita senza storia, su un campo che ci consegna per il secondo anno consecutivo un’amarezza senza eguali. Trascinata da un piccolo, grande atleta di nome Antonio Di Natale, l’Udinese di Domizzi e Denis, dei giovani di grande qualità come Sanchez ed Armero, impartisce una severa lezione ad un Napoli abulico e svogliato.
Perdere non fa mai piacere. Tuttavia, una domenica come queste, nel corso di un campionato, può anche starci. Purtroppo.
Dico di più. In alcuni casi, stop come quelli di oggi posso essere anche salutari per diverse motivazioni che proverò ad elencare. Innanzitutto, quelle di natura psicologica.
La roboante vittoria casalinga contro il moribondo Bologna, segnato dai noti problemi societari, sembrava aver lasciato alle spalle le difficoltà emerse nelle ultime settimane. In realtà, nulla è superato. Il calo fisico e mentale palesemente evidenziato dagli incontri contro Liverpool e Lazio è confermato da questa sconfitta, come l’incapacità del Napoli di vincere con scioltezza sui campi di squadre che non siano le cosiddette “piccole” (Brescia e Cesena, per intenderci). Concordo su questo punto con Max Gallo.
L’altro aspetto importante è rappresentato dai limiti numerici e qualitativi dell’attuale rosa per poter fare il salto di qualità sperato. Di fronte all’imbarazzante stato di forma di Cannavaro e Dossena e la giornata no di Lavezzi, è parso evidente che in panchina non erano presenti ricambi all’altezza dei titolari. L’ingresso di giovani, come Vitale, Maiello e Dumitru, può risultare naturale ed ovvio in partite con risultato acquisito (Napoli-Bologna, per intenderci), piuttosto che in match dove tocca recuperare tre gol. E il disagio dei ragazzi è parso evidente. Basti vedere il numero di palloni persi dal terzino sinistro e dall’attaccante.
Manca poco al giro di boa. Appena tre turni e saremo a gennaio. Il mercato di riparazione è alle porte e già si rincorrono le voci su possibili operazioni di mercato del Napoli, a partire dal grande colpo annunciato da Fassone.
Ebbene, in quel momento conosceremo anche la posizione degli azzurri alla fine del girone di andata e sarà possibile effettuare le opportune valutazioni su eventuali, ambiziosi obiettivi da raggiungere.
In altri termini, se ci ritroveremo nella posizione attuale, sarebbe un delitto, per il secondo anno consecutivo, non provare a concorrere per il quarto posto. E quindi, mettere a segno colpi mirati per rafforzare questa squadra nei singoli settori diviene un imperativo categorico.
La sconfitta di oggi dimostra che la teoria dell’autosufficienza del gruppo ridotto voluto da Mazzarri non reggerà per l’intero campionato. Inutile tentare di dimostrare il contrario.
Pertanto, le prossime settimane scioglieranno il nodo delle ambizioni azzurre e della volontà della società di chiarire il progetto di questa squadra. A noi, non resta che attendere e sapere se rassegnarci a trascorrere un altro campionato di speranze deluse.
di Michele Affinito
Tre settimane per capire
le nostre ambizioni
ilnapolista © riproduzione riservata